18/06/2016, 09.02
NEPAL
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Commissione sui crimini di guerra sommersa dalle denunce. Tremano i leader maoisti

di Christopher Sharma

La Truth and Reconciliation Commission ha registrato più di 57mila denunce in due mesi di attività. Decine sono quelle a carico dell’ex premier maoista Prachanda. Nel tentativo di proteggere i suoi quadri, i maoisti minacciano di togliere l’appoggio esterno all’esecutivo. Il capo della Commissione denuncia: “Se Kathmandu non farà il suo dovere, chiederemo l’intervento dei tribunali internazionali”.

Kathmandu (AsiaNews) – Da quando ha aperto i battenti due mesi fa per registrare i casi di crimini di guerra perpetrati dai ribelli maoisti contro la popolazione civile, la Truth and Reconciliation Commission (Trc) è stata subissata da migliaia di denunce dei familiari delle vittime. Per questo la Commissione ha deciso di posticipare di un mese il termine per la presentazione delle domande, previsto per il 16 giugno, in modo da consentire a quante più persone possibile di chiedere giustizia. Finora decine sono state le denunce registrate a carico dei leader maoisti, che temono si arrivi ad un effettivo processo e stanno tenendo in scacco il governo di Kathmandu con la minaccia di far crollare l’esecutivo se dovessero essere incriminati in maniera formale.

La Truth and Reconciliation Commission è stata fondata nel 2007 sotto l’egida dell’Onu e da subito i suoi lavori sono stati osteggiati dai quadri maoisti, comunisti e altre forze conservatrici. Il tentativo era di far scampare alla giustizia coloro che si sono macchiati di gravi crimini contro l’umanità durante la guerra civile (tra il 1995 e il 2006).

Il conflitto ha contrapposto esercito e guerriglieri maoisti, che combattevano con l’obiettivo di rovesciare la monarchia assoluta indù e istituire la Repubblica popolare del Nepal. Le violenze hanno provocato circa 17mila morti e 100mila sfollati.

Tra le vittime vi è Ganesh, ucciso nel 2014, due giorni dopo aver organizzato un evento a sostegno delle vittime dei ribelli. Ad AsiaNews Sabitri Chiluwal, la vedova, dice: “Ho fiducia nella Commissione. Ora sta ad essa fare giustizia e avviare azioni legali contro i criminali”.

L’uomo, come tanti altri, è stato ucciso per aver osato contestare Pushpa Kamal Dahal (detto Prachanda), presidente del partito maoista ed ex premier nepalese. A suo carico sono state registrate decine di denunce, su un totale di 57.603. Secondo i gruppi che difendono i familiari delle vittime, gli incidenti sarebbero almeno 80mila.

La decisione di posticipare il termine dei lavori è dovuta anche alle difficoltà delle popolazioni rurali nel raggiungere gli uffici della Commissione. Girando tra i villaggi Surya Kiran Gurung, presidente della Trc, si è reso conto “che tante persone neanche sapevano che avevamo iniziato il lavoro di raccolta dei casi. Ci hanno chiesto di concedere loro più tempo”.

Per ora la Trc sta trascrivendo le richieste dei familiari, ma poi spetterà al governo di Khadga Prasad Sharma Oli stabilire le pene. Le autorità però hanno mostrato segni di cedimento quando i maoisti hanno minacciato di togliere l’appoggio esterno all’esecutivo. Il presidente della Commissione però minaccia: “Se Kathmandu non punirà i criminali, deferiremo la questione ai tribunali internazionali. Non ammettiamo compromessi sulle violazioni dei diritti umani”.

 

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