Commissione d’inchiesta difende Rajapaksa contro l’Onu
di Melani Manel Perera
Il rapporto della Lessons Learnt and Reconciliation Commission (Llrc), la commissione creata dal presidente Rajapaksa per indagare sulle fasi finali (2002-2009) della guerra civile, risponde al rapporto Onu che accusava il governo di crimini di guerra. Per un attivista cristiano è necessario rompere con il passato per favorire la riconciliazione tra tamil e singalesi.
Colombo (AsiaNews) – Nelle ultime fasi della guerra civile, le forze di sicurezza nazionali “non hanno attaccato in maniera deliberata i civili”, mentre i ribelli delle Tigri Tamil hanno commesso “gravi violazioni dei diritti umani”. Queste accuse sono contenute nel rapporto della Lessons Learnt and Reconciliation Commission (Llrc), la commissione creata dal presidente Mahinda Rajapaksa per fare luce e indagare sugli eventi del periodo 2002-2009. Rilasciato in questi giorni, il documento di 400 pagine sembra rispondere alle accuse contenute nel rapporto Onu del 26 aprile scorso, che invece accusava il governo dello Sri Lanka dell’assassinio di più di 40mila civili in bombardamenti militari ed esecuzioni a sangue freddo (cfr. 26/04/2011 “L’Onu pubblica il rapporto sui crimini di guerra. Colombo protesta”).
Secondo p. Reid Shelton Fernando, della diocesi di Colombo, “questo rapporto potrebbe essere usato per prolungare la questione etnica, non per risolverla. Lo Sri Lanka ha bisogno di una giustizia riparativa, che significa fondare uno Stato di diritto, demilitarizzare il nord e l’est, permettere anche ai tamil di entrare nel corpo di polizia”.
“Da un punto di vista internazionale – spiega Jehan Perera, attivista cristiano per i diritti umani – la questione più critica per lo Sri Lanka sembra essere quella dei crimini di guerra e stabilire l’eventuale responsabilità del governo. Ma da un punto di vista interno al Paese, il problema più importante dovrebbe essere l’individuare le cause ultime del conflitto e come attuare un buon governo”. Invece, prosegue l’attivista, “secondo Colombo con la fine delle violenze è arrivata la pace, quindi adesso c’è bisogno solo di sviluppo economico e nient’altro”.
“Finora – conclude Perera – il governo ha cercato di ricostruire il Paese conservando e rafforzando quelle istituzioni e quelle pratiche che esistevano durante il conflitto. In tale contesto il rapporto Llrc riflette un cambiamento del modo di pensare che richiede però una rottura con il passato, per imparare la lezione e riconciliare le diverse comunità”.
Secondo p. Reid Shelton Fernando, della diocesi di Colombo, “questo rapporto potrebbe essere usato per prolungare la questione etnica, non per risolverla. Lo Sri Lanka ha bisogno di una giustizia riparativa, che significa fondare uno Stato di diritto, demilitarizzare il nord e l’est, permettere anche ai tamil di entrare nel corpo di polizia”.
“Da un punto di vista internazionale – spiega Jehan Perera, attivista cristiano per i diritti umani – la questione più critica per lo Sri Lanka sembra essere quella dei crimini di guerra e stabilire l’eventuale responsabilità del governo. Ma da un punto di vista interno al Paese, il problema più importante dovrebbe essere l’individuare le cause ultime del conflitto e come attuare un buon governo”. Invece, prosegue l’attivista, “secondo Colombo con la fine delle violenze è arrivata la pace, quindi adesso c’è bisogno solo di sviluppo economico e nient’altro”.
“Finora – conclude Perera – il governo ha cercato di ricostruire il Paese conservando e rafforzando quelle istituzioni e quelle pratiche che esistevano durante il conflitto. In tale contesto il rapporto Llrc riflette un cambiamento del modo di pensare che richiede però una rottura con il passato, per imparare la lezione e riconciliare le diverse comunità”.
Vedi anche