24/08/2018, 11.17
INDIA
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Come Batman e Superman, i pescatori del Kerala sono i veri ‘supereroi dell’alluvione’

di Biju Veticad

La polizia ha chiesto alle parrocchie di chiamare a raccolta barche ed equipaggio. Il governo ha offerto risarcimenti ai pescatori che non hanno lavorato, ma essi hanno rifiutato con garbo: “Non vogliamo essere pagati per aver salvato i nostri fratelli”. Quasi 3mila pescatori hanno recuperato più di 65mila persone rimaste isolate. 

Changanacherry (AsiaNews) – Hollywood ha Batman, Superman e Spiderman; noi del Kerala abbiamo i pescatori: i veri eroi della recente alluvione. Il 16 agosto alle 8 di sera p. Justin Jude ha ricevuto una telefonata dall’ufficio della polizia di Vizhinjam, nella diocesi latina di Trivandrum. I poliziotti chiedevano 10 barche e alcuni pescatori da impiegare nell’emergenza. La parrocchia, che si trova nell’area costiera di Trivandrum, ha un sistema di annunci pubblici. Dato che la maggior parte dei parrocchiani sono pescatori che vanno in mare aperto, gli annunci importanti sulle condizioni climatiche vengono diffusi attraverso questo sistema. Appena ricevuta la richiesta da parte della polizia, p. Justin ha lanciato l’appello. Poi insieme ad alcuni membri del consiglio parrocchiale ha raggiunto il porto ed è rimasto sorpreso nel vedere 50 barche e tutto l’equipaggio già pronte per salpare. Dopo 15 minuti dall’annuncio, erano già tutti pronti.

È proprio così: in tutto il Kerala i pescatori hanno svolto azioni coraggiose e generose. Secondo il Ministero per la pesca, 2.826 pescatori erano impegnati nelle operazioni di soccorso durante l’inondazione che ha colpito lo Stato dal 15 al 19 agosto. Quando avvengono i disastri, la burocrazia è messa da parte. Persone generose escono a salvare altri. Persino il sistema di governo è lasciato nelle mani dei volontari in situazioni come questa. Il servizio pubblico non riesce mai a soddisfare tutte le necessità del momento. In quattro giorni di piogge ininterrotte e dopo l’apertura delle dighe, i pescatori da soli hanno salvato 65mila persone in tutto il Kerala.

Dal profondo del cuore, va apprezzato anche il sostegno offerto dalle diocesi di Trivandrum, Kollam e Alappuzha (tutte aree costiere del Kerala). I vescovi di queste diocesi – che hanno un discreto numero di parrocchie nelle zone della costa – si sono coordinati in brevissimo tempo e hanno inviato i pescatori in diverse parti del territorio. Io stesso posso testimoniare di aver incontrato un gruppo che andava da Vizhinjam a Changanacherry in cerca di persone rimaste isolate a Kuttanadu, nel distretto di Alappuzha.

Queste sono soprattutto persone semplici e povere. Spesso essi rimangono in mare per più di tre settimane consecutive per lavorare. Chi altro poteva resistere alla portata del flusso dell’acqua che inondava le città e i villaggi dell’entroterra? Le persone erano rimaste abbandonate. Migliaia di loro aspettava sul tetto delle case da 2-3 giorni, in attesa di ricevere aiuto dalle squadre di soccorso. Alla fine di queste operazioni durate circa una settimana, durante le quali i pescatori non hanno lavorato, il governo del Kerala ha annunciato un contributo di 3mila rupie (circa 38 euro) al giorno. Ma i pescatori danno declinato gentilmente l’offerta di denaro, affermando di non voler essere pagati per aver salvato i propri fratelli.

Ovviamente insieme ai pescatori vi erano anche 58 squadre della Forza nazionale per la risposta ai disastri (National Disaster Response Force, Ndrf), che hanno raggiunto il Kerala da diverse zone dell’India, come l’Orissa, il Punjab, il Maharashtra e molti altri Stati. Tutti si sono uniti al dipartimento di polizia del Kerala.

Qualcuno potrebbe domandarsi come abbiano fatto il governo e le altre istituzioni, come le diocesi cattoliche o gli altri attori religiosi, [a lavorare insieme]. In brevissimo tempo in tutti i 14 distretti sono state aperte sale di controllo dove centinaia di giovani volontari hanno coordinato una lista completa di richieste che provenivano da ogni angolo sperduto del Kerala. Migliaia e migliaia di persone sono state fatte evacuare dalle zone alluvionate. Ora per molti è arrivato il momento di tornare nelle proprie case. Tutte le abitazioni da cui la gente è fuggita sono piene di fango e sporcizia. Ma non li lasciamo soli a ripulire tutto quanto. Oggi [ieri 23 agosto, ndr] ho accompagnato un gruppo di 40 giovani appartenenti a “Jesus Youth” (l’unica associazione laica di diritto pontificio riconosciuta in India) a Pathanamthitta per unirsi alle operazioni di pulizia. Essi sono arrivati insieme al necessario per pulire e ognuno di loro ha portato “un cuore buono come il Buon Samaritano”: è così che il gruppo ha deciso di chiamarsi.

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