Colpo di mano del governo Abe: la legge “militarista” passa alla Camera bassa
Tokyo (AsiaNews) – La protesta in atto “dimostra che la maggioranza della popolazione non vuole questa legge. La Chiesa si è già espressa più volte sul tema e ribadisce che è anch’essa è contraria”. Con queste parole p. Mario Bianchin, superiore regionale del Pontificio Istituto Missioni Estere in Giappone, commenta ad AsiaNews la manifestazione che ha coinvolto 20mila persone a Tokyo per protestare contro l’approvazione dell’emendamento all’articolo 9 della costituzione.
L’evento – organizzato dalla “Senso sasenai, kyujo kowasuna! Sogakari kodo jikko iinkai”, la “Commissione per l’azione totale: No alla guerra, proteggiamo l’articolo 9!” – si è tenuto nella Hibiya Open-Air Concert All di Tokyo e ha visto i partecipanti sventolare bandiere e cartelloni con slogan contrari alla legge.
Dalla fine della II Guerra mondiale, il settore militare giapponese è stato limitato dalla Costituzione – pacifista e scritta sotto il protettorato americano – che stabilisce chiaramente all’art. 9 la “non aggressività” dei propri soldati. Per questo nel corso degli ultimi decenni le “Forze di auto-difesa” si sono limitate a sostenere le operazioni umanitarie degli interventi internazionali nelle zone di guerra.
Lo scorso luglio 2014 il governo guidato da Abe – contando su una solida maggioranza – ha rimosso i paletti costituzionali proponendo l’emendamento dell’art. 9 che autorizzerebbe l’esercito ad operare in modo autonomo e aggressivo, dando il via libera a una vera e propria rivoluzione “militarista” del Paese.
In maggio la legge è stata approvata dai partiti del governo. Oggi, 15 luglio, due bozze sulla legge di sicurezza nazionale sono passate alla Camera bassa della Dieta. Ora verranno sottoposte alla Camera alta, che ha 60 giorni per approvarle o meno. In caso di bocciatura, la legge tornerà alla Camera bassa dove saranno necessari i due terzi dei parlamentari per farla passare.
Secondo gli analisti, la notizia di oggi potrebbe rivelarsi un punto di svolta per l’amministrazione Abe. Eletto con il Liberal Democratic Party (Ldp) da una larga maggioranza nel dicembre del 2012, i recenti sondaggi dicono che la maggioranza dei suoi elettori è contraria all’approvazione della legge. Secondo padre Bianchin “questa è una scelta che Abe potrà pagare alle prossime elezioni”.
“Da un punto di vista logico – prosegue il sacerdote – la proposta di Abe ha senso. Perché un Paese dovrebbe privarsi dell’autonomia del proprio esercito? Ma considerando la storia e la condizione del Giappone – sottolinea – questo può essere un problema. Quella del Giappone è una situazione particolare e la Chiesa percepisce l’art. 9 come una garanzia. Il Giappone politico tenderebbe a riprendere la strada militaristica”.
Al momento attuale, afferma p. Bianchin, “il Giappone non è un alleato alla pari con gli Stati Uniti, è già coinvolto in un progetto bellico [come il contenimento di Pechino nel Mar cinese meridionale ndr] ma non è lasciata a lui la gestione. Il governo Abe vuole togliersi questo peso dalle spalle”. “La Chiesa però – conclude il missionario – pensa che la libertà che il Giappone potrebbe acquistare possa rivelarsi un pericolo”.