Colombo: a dieci anni dall’omicidio, nessuna giustizia per un giornalista cristiano
Nel 2009 Lasantha Wickremetunge è stato assassinato in pieno giorno mentre si recava a lavoro. Era il direttore del quotidiano Sunday Leader. Aveva criticato l’ex presidente Mahinda Rajapaska. Per coprire la responsabilità dei colpevoli, quattro persone sono state uccise.
Colombo (AsiaNews) – A dieci anni di distanza dall’omicidio del giornalista cristiano Lasantha Wickremetunge, i colpevoli sono ancora a piede libero. È quanto denuncia Lal Wickrematunge, fratello del giornalista ucciso l’8 gennaio del 2009, in un messaggio inviato per commemorare il 10mo anniversario della morte.
La lettera di Lal è stata letta da sua figlia Raisa durante la cerimonia, avvenuta ieri nel cimitero di Borella. All’evento erano presenti amici, parenti e ministri dello Stato. Mangala Samarasinghe, ministro dei porti e dei trasporti navali, ha ammesso che “la ricerca degli assassini di Lasantha va a rilento, ma la polizia è a buon punto”. Il collega Eran Wickramaratna, titolare del Ministero delle finanze, ha espresso “grande imbarazzo per il fatto che il caso non è stato ancora risolto. La polizia ha fatto la sua parte, ora la parola spetta alla giustizia. Non è solo la famiglia di Lasantha che vuole giustizia, ma l’intera società”.
Il giornalista cristiano era il direttore del quotidiano Sunday Leader. Egli è stato ucciso in pieno giorno mentre si recava a lavoro. Dalle pagine del suo giornale aveva criticato con asprezza l’ex presidente Mahinda Rajapaksa, che ha sempre negato ogni coinvolgimento nell’assassinio.
Il fratello Lal, che vive in esilio, scrive che “dieci anni sono un tempo troppo lungo per piangere, troppo lungo per risolvere un omicidio”. Le indagini hanno rivelato che dietro all’assassinio del giornalista ci sono i militari. “Nel frattempo – aggiunge il parente – quattro persone sono state uccise nel tentativo di coprire le prove. Quattro innocenti. Alti funzionari della polizia sono sospettati di aver nascosto importanti dettagli”. E conclude: “Questo è lo stato della nostra nazione. La riconciliazione non sarà possibile senza il procedimento penale”.
24/01/2014