Colombo è disposta a consegnare il capo delle Tigri all’India, ma solo dopo un processo in patria
di Melani Manel Perera
Il governo ordina ai militari di sospendere l’utilizzo di armi pesanti ed i bombardamenti aerei. Il portavoce dell’esercito afferma che non si tratta di un cessate il fuoco. L’Onu accoglie con soddisfazione la decisione di Colombo, ma chiede una tregua umanitaria. L’India si arroga i meriti della scelta dello Sri Lanka, ma la popolazione dello Stato del Tamil Nadu accusa le autorità nazionali e locali: usano la guerra per fini elettorali.
Colombo (AsiaNews) - Lo Sri Lanka è disposto a consegnare all’India Velupillai Prabhakaran, capo delle Tigri tamil, ma solo dopo un processo in patria e “a patto che venga catturato vivo”. L’annuncio è arrivato dal presidente Mahinda Rajapaksa nel giorno in cui il governo di Colombo ha ordinato ai militari di sospendere l’utilizzo di armi pesanti ed i bombardamenti aerei nella no fire zone.
John Holmes, sotto-segretario Onu per le emergenze umanitarie, ha accolto con soddisfazione la decisione sui bombardamenti presa dalle autorità di Colombo augurandosi tuttavia che “venga rispettata lealmente” e che preannunci una tregua delle operazioni di terra. Anche PalaniappanChidambaram, ministro degli interni dell’India, ha manifestato il suo apprezzamento per la decisione dei militari di Colombo, definendo la notizia “un sollievo” e considerandola una dichiarazione di “cessazione dello ostilità”. Per il ministro la decisione di Colombo “è una vittoria degli strenui sforzi fatti del governo dell’India”, ma dal Paese più direttamente interessato dal conflitto nello Sri Lanka giungono segnali contrastanti.
La popolazione tamil che vive nello Stato indiano del Tamil Nadu accusa il governo centrale di immobilismo e di usare la guerra dello Sri Lanka a fini elettorali . P Nedumaran, coordinatore dello Sri Lankan Tamils Protection Movement, dice ad AsiaNews che “sino ad oggi l’India ha solo fatto appelli” e che “i partiti hanno come principale problema le elezioni”. Il 13 maggio il Tamil Nadu è chiamato alle urne per votare il nuovo parlamento nazionale e le varie formazioni non vogliono fare passi falsi per cui “i politici a livello locale e nazionale evitano di intervenire in modo deciso sulla situazione dello Sri Lanka”.
Udaya Nanayakkara, portavoce dell’esercito di Colombo, ha sottolineato che la decisione presa da Rajapaksa nella riunione del National Security Councilnon significa la proclamazione di un cessate fuoco. Il ministero della Difesa afferma di non voler “dare tregua” alle Tigri accusandole “di migliaia di crimini di guerra e contro l’umanità”. Le autorità di Colombo proseguono nel definire le operazioni militari come “la più grande operazione di salvataggio di ostaggi del mondo” e assicurano che “le forze militari sono ora vicine alla vittoria”.
Secondo le fonti governative circa 109mila persone hanno abbandonato la zona dei combattimenti nell’ultima settimana portando a 170mila il numero di civili che a partire da gennaio hanno raggiunto l’area sotto il controllo del governo. I militari aggiungono di aver liberato nella sola giornata di domenica 3.147 persone e che 53 guerriglieri, inclusi 23 bambini soldato, si sono arresi. Di tutt’altro tenore il bollettino di guerra diffuso dalle Tigri che continuano ad accusare l’esercito di sparare sui civili. I ribelli del Ltte affermano che Sri Lanka Air Force e Sri Lanka Navy hanno effettuato bombardamenti nell’area di Mu'l'li-vaaykkaal, compresa nella cosiddetta zona di sicurezza. La notizia sarebbe confermata dagli ospedali della zona che affermano di aver ricoverato persone con ferite da granate e da bombardamenti aerei.
L’Onu afferma che governo e agenzie umanitarie sono chiamate ad “una sfida enorme” per portare soccorso agli sfollati. Nonostante abbia constatato una stabilizzazione della situazione in alcune zone di emergenza come la Menik farm, il sotto-segretario Holmes è comunque tornato a chiedere un cessate il fuoco per portare soccorso ai civili.
(ha collaborato NC)
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