Colombo, oltre la crisi: l’obiettivo è aumentare la riserva valutaria
Pronto uno stanziamento da 7,9 miliardi di euro con l'aiuto dell'Fmi. A questo si aggiungono gli aiuti promessi dalla Banca mondiale dalla Banca asiatica per lo sviluppo. Le “rassicurazioni” dei principali creditori, incluse Cina e India. Ma sono proprio alcuni investimenti di Pechino ad aver affossato l’isola.
Colombo (AsiaNews) - Sostenuto dall’imminente pacchetto di salvataggio previsto per il mese di marzo dal Fondo monetario internazionale (Fmi), il governo dello Sri Lanka è pronto ad aumentare la riserva valutaria di circa 7,9 miliardi di euro. Colombo intende attuare un piano ambizioso, potendo contare sui 2,7 miliardi promessi dall’Fmi, dal sostegno finanziario della Banca mondiale, dal pacchetto della Banca asiatica per lo sviluppo e attraverso la ristrutturazione di alcune imprese statali. Secondo gli esperti la riserva valutaria inizierà a rafforzarsi con le prime tranche previste entro le prossime due settimane.
Interpellato da AsiaNews un alto funzionario della Banca centrale dello Sri Lanka conferma le rassicurazioni ricevute dal Paese in materia finanziaria dai “principali creditori”, incluse Cina e India, ponendo così le basi “per l’approvazione finale” degli aiuti Fmi. In una nota l’organizzazione internazionale conferma che il prossimo 20 marzo dovrebbe giungere l’approvazione dell’accordo raggiunto il primo settembre 2022.
Il 7 marzo scorso il presidente Ranil Wickremesinghe ha informato il Parlamento che vi sono “segnali” in base ai quali l’economia “sta migliorando” anche se le riserve in valuta straniera sono tuttora “insufficienti” per le “importazioni” di beni “essenziali”. Il piano Fmi è cruciale perché, in questo modo, altri creditori potrebbero iniziare a stanziare ulteriori fondi.
Gli economisti Dilan Senanayake e Sujith Gamage snocciolano le cifre: il Paese guadagna poco meno di 12 miliardi di euro dalle esportazioni, altri 6,5 dalle rimesse dei lavoratori migranti e altri 3,7 dal turismo, per un totale di circa 21,5 miliardi di euro. La spesa per le importazioni si aggira attorno ai 20,5 miliardi. “Il saldo - aggiungono - potrebbe essere utilizzato per aprire la strada alla gestione prudente del flusso di cassa giornaliero, seguito dalla rapida ripresa dell’economia”.
Lo Sri Lanka ha beneficiato a lungo di una crescita economica grazie a prestiti di lungo periodo, soprattutto dalla Cina che resta uno dei principali creditori. Tuttavia, il modello di sviluppo adottato da Pechino per la nazione insulare - che includeva grandi progetti nelle mani di alcune società a un tasso di interesse maggiore e accordi di riservatezza su questi investimenti - si è rivelato problematico.
I politologi Chaminda Bandara e Randesh Wijewardena confermano che “attualmente” Colombo sta affrontando la “peggior” crisi economica dall’indipendenza, con “carenza” di cibo e carburante, “eppure la Cina ha chiuso un occhio sulla crisi” spostando le colpe sui debitori. Un esempio: il progetto del porto di Hambantota sviluppato con significativi finanziamenti cinesi non ha avuto redditività commerciale e rappresenta una minaccia geostrategica per la regione dell’Oceano Indiano. Vi sono diversi progetti analoghi per i quali Colombo deve ripagare debiti enormi.
Infine, l’ingombrante presenza cinese avrebbe favorito anche la diffusione della corruzione e un indebitamento ormai diventato endemico, rendendo l’isola ostaggio degli investimenti di Pechino che hanno peggiorato “le debolezze strutturali dell’economia e hanno contribuito all’attuale crisi”.