Colombo, la cattiva gestione delle terre continua a produrre affamati
Il report del Global Hunger Index 2021 individua lo Sri Lanka come uno dei Paesi a rischio "moderato" nell'indice della fame: uno dei problemi è la gestione delle terre coltivabili. Anthony Jesudasan: "37mila ettari devono ancora essere distribuiti tra i giovani tamil".
Colombo (AsiaNews) - Nel report del Global Hunger Index 2021 (l’indice che definisce il livello della fame nel mondo) lo Sri Lanka continua a ricoprire una delle posizioni più basse della classifica composta da 116 nazioni. Nel Paese asiatico, il livello della fame e dell'insicurezza alimentare ad oggi è definito come “moderato”. Un miglioramento rispetto ai rapporti degli anni precedenti in cui la situazione era considerata “allarmante”. Eppure, sebbene gli indicatori della fame siano quasi tutti migliorati, a crescere nell’ultimo anno è stata la curva riferita ai bambini sotto i 5 anni che, a causa della denutrizione, soffrono ritardi nella crescita.
Un problema atavico, quello della fame in Sri Lanka, che secondo molti è strettamente legato alla gestione delle terre da parte del governo e all’amministrazione dei sistemi agroalimentari. “I nostri governanti si spartiscono la terra da coltivare e la vendono ad altri Paesi o a industrie terze in cambio di commissioni - racconta ad AsiaNews, Aruna Seelarathana, un agricoltore del distretto di Anuradhapura -. Migliaia di acri di terra in tutto lo Sri Lanka, ormai, sono stati presi in consegna dai leader politici del Paese. Se si permettesse alla popolazione di coltivare quei terreni, oggi lo Sri Lanka non dovrebbe fare i conti con il problema della fame”.
Dello stesso avviso anche K. Ariyapala, un altro agricoltore locale: “Oltre a non esserci sufficiente terra da coltivare, mancano anche i materiali per farlo: non c'è modo di ottenere in tempi rapidi i fertilizzanti, i prodotti agrochimici, i semi e l'acqua di cui abbiamo bisogno tempestivamente. La mancanza di questi prodotti non solo fa perdere il raccolto agli agricoltori, ma fa anche morire di fame l’intero Paese”.
Secondo Anthony Jesudasan, presidente dell'organizzazione Voice of Plantation People, la deficitaria distribuzione delle terre colpisce soprattutto la minoranza dei tamil: “Per rafforzare il processo di produzione alimentare, un'indagine condotta nella regione delle colline già nel 2013 aveva individuato 57mila ettari di terra vergine da coltivare: 37mila di questi erano stati stanziati per i giovani Tamil. Ad oggi, queste terre sono rimaste incolte” ha spiegato ad AsiaNews.
Sottolineando il diritto alla terra degli srilankesi, Anthony Jesudasan ha detto che non c'è futuro senza sovranità alimentare e che il diritto al cibo dovrebbe essere riconosciuto dai governi senza alcuna discriminazione: “I leader politici dovrebbero mettere in atto misure per facilitare il processo di produzione alimentare e per dare la terra ad ogni cittadino dello Sri Lanka. Guardiamo con fiducia al futuro nella speranza che gli obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere entro il 2030 portino i loro frutti già da ora in termini di sicurezza alimentare e di agricoltura sostenibile”.
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