Colombo, attivisti: la riconciliazione non si ottiene per legge a colpi di maggioranza
L’appello al governo lanciato dal National Peace Council, che chiede di consultare opposizione e società civile prima dell’approvazione. A rischio “l’intero processo democratico”. Secondo i critici sembra prioritario “il sostegno della comunità internazionale” producendo leggi più che garantire giustizia e rappresentatività a minoranze etniche e religiose.
Colombo (AsiaNews) - La legge governativa sulla istituzione della Commissione per la verità, l’unità e la riconciliazione (Ctur) al vaglio del Parlamento va discussa con l’opposizione e la società civile, non può essere raggiunta a colpi di maggioranza. È l’appello lanciato ai vertici dell’esecutivo dal National Peace Council (Npc), che chiede di non affrettare i tempi per arrivare al voto ma di prestare attenzione alle indicazioni e ai rilievi dell’intera società. In una nota il gruppo, riconosciuto nel Paese per la sua opera a tutela dei diritti, ritorna sulla controversa Online Safety Bill auspicando maggiore attenzione ai rilievi delle opposizioni e di attendere prima di convertirla in legge con la firma del presidente del Parlamento, ma di valutarne prima tutti gli emendamenti.
“Accogliamo con favore l’annuncio del presidente della Camera Mahinda Yapa Abeywardena” di ulteriori indagini della Procura generale sugli emendamenti inseriti durante l’iter legislativo per valutarne la “correttezza” e la “conformità” con le direttive della Corte suprema. “Il diritto alla libera espressione - prosegue la nota Npc - è un diritto democratico fondamentale che, se viziato, metterebbe a rischio il processo democratico”.
Il gruppo prosegue sottolineando di voler “affrontare il disegno di legge sulla Commissione per la verità, l’unità e la riconciliazione (Ctur) pubblicato il Primo gennaio di quest’anno. Invitiamo il governo a non affrettarne l’approvazione” così come quello “sulla sicurezza online o sull’ufficio per l’Unità nazionale e la riconciliazione (Onur)” passato il Parlamento il 9 gennaio “senza tenere conto delle opinioni dell’opposizione e della società civile”. Per gli attivisti è “preoccupante” che il disegno di legge sulla commissione sia stato preparato e pubblicato “ancora prima della presentazione del rapporto della Commissione d’inchiesta presidenziale”.
Nella sinossi del rapporto della Commissione [guidata dal giudice Ahmd] Nawaz e pubblicata nel febbraio dello scorso anno, i commissari hanno fatto riferimento a una commissione i cui contorni e competenze sarebbero stati definiti a tempo debito, e non prima del rapporto finale. Tuttavia, l’urgenza del governo di approvare in tutta fretta la legge, senza nemmeno aspettare che la Commissione Nawaz presenti il suo rapporto, e con una consultazione minima di opposizione e società civile, suggerisce una motivazione che va oltre la riconciliazione. “Sembra esserci il desiderio di ottenere il sostegno della comunità internazionale producendo la legge sul Turc, anche se potrebbe non avere il supporto - spiega la dichiarazione - delle minoranze etniche e religiose danneggiate a cui è destinata”.
Come l’Onur, lo scopo della commissione ribattezzata Ctur è quello di rafforzare il processo di riconciliazione nazionale. Pertanto, deve basarsi sul consenso del governo e dei partiti che rappresentano l’opposizione e le minoranze etniche e religiose, più che essere schiacciata da un voto di maggioranza in Parlamento, osservano i critici. Da qui l’invito finale degli attivisti di Npc al governo di “discutere la proposta di legge” e ottenere il “consenso” di opposizione e società civile prima di procedere al voto in Assemblea.
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