22/03/2023, 13.39
HONG KONG
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Collaboratrici domestiche a Hong Kong: stretta al cambio di datore di lavoro

La proposta è stata avanzata dal Dipartimento del lavoro secondo cui le lavoratrici cambierebbero impiego "con troppa facilità". Le attiviste spiegano che licenziarsi è un diritto e spesso causa una serie di difficoltà. Le badanti sono il 5% della popolazione cittadina e provengono soprattutto da Indonesia e Filippine.

Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) - “Cambiare lavoro è un diritto umano”. Lo sostengono le lavoratrici domestiche del sud-est asiatico residenti a Hong Kong contro il governo cittadino, che le accusa di passare da un impiego all’altro con troppa facilità e vorrebbe per questo imporre leggi più stringenti. 

Il 20 marzo, durante una protesta davanti al dipartimento del lavoro, gli attivisti dell'Asian Migrants’ Coordinating Body (AMCB) hanno alzato mostrato con le scritte "stop alla discriminazione" e "siamo lavoratori, non schiavi". La portavoce dell’organizzazione, Dolores Balladares, ha spiegato che cambiare datore di lavoro è "una delle ultime cose" che una badante vorrebbe fare: le collaboratrici domestiche  - per i cui diritti si è a lungo battuta anche la sindacalista Elizabeth Tang, finita nel mirino delle autorità pro-Pechino pochi giorni fa - sono costrette a pagare somme elevate alle agenzie di collocamento, attendendo poi un nuovo permesso di lavoro. "Se non ci sentiamo bene o se non riceviamo un buon trattamento, è diritto di ognuno cercare un datore di lavoro migliore", ha detto Balladares. La presidente del sindacato indonesiano delle lavoratrici migranti ha dichiarato di sperare che il governo incontri le collaboratrici domestiche.

Secondo la proposta del Dipartimento del lavoro le agenzie per l’impiego sarebbero tenute a “spiegare chiaramente” alle lavoratrici che le richieste per un nuovo datore di lavoro prima del completamento del contratto (di solito della durata di due anni) “non saranno approvate”, se non in “circostanze eccezionali”, quali "il trasferimento, la morte o motivi finanziari" relativi al datore originario, o dove "vi sono prove che il lavoratore domestico straniero è stato abusato o sfruttato”.

Le collaboratrici domestiche a Hong Kong provengono perlopiù da Indonesia e Filippine e sono legalmente obbligate a vivere con i loro datori di lavoro. Sono circa 400mila e donne per oltre il 98% dei casi, rappresentando il 5% della popolazione cittadina. Una volta che rientrano nella categoria degli occupati, hanno solo due settimane di tempo per trovare un altro impiego.

Gruppi di difesa dei diritti umani in passato hanno paragonato il lavoro a una forma di schiavitù moderna. Un sondaggio del 2021 ha rivelato che le segnalazioni di abusi e molestie sessuali subite da lavoratrici domestiche straniere sul posto di lavoro sono triplicate durante il 2020.

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