Clinton: l'Aids può bloccare il miracolo economico
Luci, ombre, scandali e violenze nella lotta contro l'Aids
Pechino (AsiaNews) L'ex presidente Bill Clinton ha messo in guardia la Cina sugli effetti devastanti che la diffusione dell'Aids può avere sul suo miracolo economico.
Intervenendo a un convegno tenutosi all'università Qinghua, Clinton ha anche promesso che si batterà per introdurre anche in Cina medicine anti-Aids a basso prezzo.
Secondo statistiche ufficiali, in Cina i malati da immunodeficienza acquisita sono 840 mila, in maggioranza giovani fra i 15 e i 19 anni. Di essi almeno 40 mila sono seriamente colpiti. La malattia si diffonde però con una crescita annua del 30%, la più alta del mondo. Ciò vuol dire che in capo a 5-10 anni vi potrebbero essere in Cina 15 o perfino 30 milioni di malati di Aids. "Questo peso ha detto Clinton potrebbe frenare il progresso, anche perché il fardello sarebbe portato soprattutto dai giovani".
Al convengo svoltosi ieri, hanno partecipato medici, infermieri, organizzazioni non governative e personalità politiche, fra cui il vice-ministro della Sanità, Huang Jiefu. Era presente anche il dott. David Ho, di origine taiwanese, direttore dell'Aaron Diamond Aids Research Centre e inventore del cocktail di medicine inibitrici della malattia. Egli ha chiesto alla leadership cinese di sostenere la lotta contro l'Aids in ogni settore sociale, proprio come ha fatto con la Sars.
L'epidemia di Sars, scoppiata un anno fa, ha visto il governo impreparato nell'informazione e nella cura. Per mesi Pechino ha taciuto dati sull'infezione finché, nell'aprile scorso, il presidente Hu Jintao ha minacciato perfino con la pena di morte chi nascondeva dati o chi non seguiva le regole sanitarie per l'isolamento. La Sars ha reso manifesto anche il fragile sistema sanitario cinese, quasi inesistente nelle campagne, molto costoso nelle città.
Ammaestrato dall'esperienza della Sars, il governo ha preso alcune decisioni: fare del mese di novembre il mese di sensibilizzazione all'Aids, con campagne di informazioni in scuole e università; collaborare con istituti di ricerca per il controllo e la prevenzione dell'Aids; distribuire gratis medicine ai contadini e agli abitanti delle città con "difficoltà economiche".
Ma nell'affronto del problema Aids rimangono ancora molte ombre. L'organizzazione Human Rights Watch (Hrw) ha pubblicato un recente rapporto dal titolo "Porte sbarrate: i diritti umani di sieropositivi e malati di Aids in Cina"*
Hrw mostra l'aspro trattamento che i malati di Aids soprattutto prostitute e drogati - ricevono in Cina: si va dalla detenzione arbitraria, ai lavori forzati. È presente anche una forte discriminazione negli ospedali, che rifiutano di ospitare persone infette. Ma soprattutto vi è il problema delle statistiche. Nel 2001 il Ministero cinese della Sanità aveva denunciato circa 800 mila persone con l'Aids; sei mesi dopo le Nazioni Unite hanno dichiarato che la Cina aveva 1,5 milioni di malati; nel 2002 la Cina ha corretto le statistiche e ha dichiarato 1 milione di affetti da Aids. Questo mese il Ministero della Sanità ha ancora abbassato la quota a 800 mila.
Al convegno di Pechino David Ho ha chiesto al governo di "essere trasparente" riguardo alla crisi Aids nel paese. E a proposito di trasparenza, il governo cinese non ha ancora fatto nulla su uno scandalo avvenuto nell'Henan in cui centinaia di migliaia forse un milione - di persone sono state infettate di Aids per essersi prestati a donazioni di sangue in un centro sanitario statale. I contadini, spinti dalla povertà vendevano il loro sangue Nel maggio scorso un gruppo di contadini della regione ha protestato per la mancanza di standard igienici. Per tutta risposta, la polizia li ha picchiati e imprigionati. Giornalisti cinesi che volevano indagare sullo scandalo sono stati espulsi dalla regione.
Al convegno avrebbe dovuto intervenire anche la dottoressa Gao Yaojie, che ha denunciato all'opinione pubblica lo scandalo della vendita di sangue dell'Henan.. Ma le autorità locali le hanno proibito di intervenire. In una intervista al South China Morning Post, la dott.ssa Gao ha dichiarato che il governo provinciale dell'Henan vuole farla tacere per evitare "di danneggiare l'immagine dell'Henan".
* AsiaNews di novembre edizione su carta - presenta un'analisi approfondita di questo rapporto.
30/11/2005