28/02/2022, 10.28
TURCHIA - ITALIA
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Cittadinanza, opportunità e libertà: Istanbul (e la Turchia) di Ekrem İmamoğlu

di Dario Salvi

AsiaNews ha incontrato il sindaco della capitale economica e commerciale turca a margine dell’evento “Mediterraneo frontiera di pace”. Egli definisce una “vergogna” l’invasione russa dell’Ucraina e auspica una “soluzione” attraverso “il dialogo”. L’attenzione ai giovani e alle fasce deboli della popolazione. Le religioni una ricchezza, lo Stato deve essere laico.

Firenze (AsiaNews) - L’invasione russa in Ucraina è una “vergogna” che ha riportato la guerra nel cuore dell’Europa, cui va trovata una “soluzione” attraverso “la discussione e il dialogo”. E ancora, il concetto di “cittadinanza” come elemento che unisce gli abitanti di un territorio a prescindere dalla religione professata, cancellando il termine “minoranza” in una realtà in cui i suoi membri possano beneficiare “di eguali diritti e doveri”. É quanto racconta, in una intervista ad AsiaNews, il sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu, in Italia per partecipare al convegno “Mediterraneo frontiera di pace” che si è tenuto a Firenze dal 23 al 27 febbraio.

Leader carismatico ed esponente di primo piano del partito di opposizione Chp (il Partito popolare repubblicano), egli ha saputo sconfiggere alle elezioni del 2019 il candidato del governo ed ex primo ministro Binali Yıldırım, assumendo il controllo di quella che è considerata la capitale economica e commerciale del Paese. Analisti ed esperti lo considerano fra i più autorevoli sfidanti alle elezioni presidenziali del 2023, fra i pochi a poter insidiare la decennale leadership di Recep Tayyip Erdogan e dell’Akp. Di seguito, l’intervista integrale:

Sindaco İmamoğlu, partiamo dall’attualità: l’invasione russa dell’Ucraina quali ripercussioni può avere nel Mediterraneo e sul Medio oriente?
Questo secolo non merita una guerra che considero inaccettabile, dovremmo discutere di tutto quello che possiamo fare per risolvere la questione. Le nazioni dovrebbero riunirsi e trovare una soluzione, attraverso la discussione e il dialogo. Condanniamo questo attacco e speriamo che [la controversia] si possa risolvere il più velocemente possibile, per riportare la pace nell’area. In questo secolo di pandemia [da Covid-19] e di crisi economica, ora abbiamo anche una guerra nel cuore dell’Europa… è una vergogna! 

Ha menzionato la pandemia. Qual è la situazione a Istanbul dopo due anni di Covid e una crisi economica che riguarda tutta la nazione? 
Il mondo deve fronteggiare la crisi economica, ma la Turchia è una delle nazioni che sta vivendo questa crisi in modo più profondo. La nostra città è fra le più esposte per via di una popolazione molto numerosa, che comprende anche due milioni di rifugiati su un totale di 16 milioni di persone, ma sommando la popolazione attiva che le gravità attorno arriviamo fino a quasi 20 milioni. Quando abbiamo assunto il governo di Istanbul tre anni fa il budget riservato alle politiche sociali era attorno al 3-4%, oggi lo abbiamo alzato al 15-20% per il benessere dei nostri cittadini, soprattutto dei bambini, dei giovani e delle mamme. Ci siamo posti l’obiettivo di creare un ponte fra i più abbienti e le fasce povere, perché gli uni possano assistere gli altri. 

Per anni la Turchia ha promosso una politica di accoglienza verso i rifugiati, soprattutto siriani. La crisi ha imposto cambiamenti radicali…
Il nostro Paese ha saputo promuovere con successo politiche di accoglienza verso i rifugiati, pur a fronte di alcuni errori commessi nel tempo e adesso abbiamo una grande componente di profughi nella nostra società. Con la guerra in Siria abbiamo visto il fallimento della comunità internazionale, che non ha saputo gestire l’emergenza e fare abbastanza per risolvere la crisi. Spero che la guerra fra Russia e Ucraina non si riveli un altro fallimento in questo senso, ma che possa essere risolta nel più breve tempo possibile per scongiurare il rischio di un’altra enorme ondata di rifugiati e di immigrazione. In Turchia solo per quanto riguarda i siriani abbiamo oltre cinque milioni di rifugiati, poi ci sono gli altri [da Afghanistan, Iraq, etc]: la vera soluzione è garantire loro un ritorno sicuro nelle loro case e nelle loro terre, e poter vivere in pace. 

Un recente studio mostra una profonda insoddisfazione dei giovani in Turchia, sempre più desiderosi di emigrare. Quali politiche avete pensato per arginare l’esodo?
Istanbul fronteggia le stesse sfide che riguardano tutte le grandi città del mondo: urbanizzazione, cambiamenti climatici, qualità della vita, combattere la povertà. Per noi la sfida è ancora maggiore perché è una metropoli giovane, quasi il 50% della popolazione sotto i 30 anni, e dobbiamo dare loro speranza, far capire che possono raggiungere gli obiettivi e i sogni si possono avverare. Tuttavia si sommano a problemi che riguardano l’intera nazione come l’istruzione, la ricerca di un lavoro e per questo i giovani più istruiti o con maggiori opportunità cercano un soluzione all’estero. Invertire la rotta è possibile solo modificando in modo profondo le politiche a livello di nazionale, perché la Turchia - come Istanbul - resti sempre una terra capace di garantire opportunità. Il prossimo anno festeggeremo il centenario [della repubblica e si terranno le elezioni presidenziali, ndr] e credo che ci saranno profonde trasformazioni, i giovani potranno riscoprire nuove opportunità nel loro Paese. 

Un anno fa papa Francesco ha compiuto una storica visita in Iraq. Cosa ci può raccontare in tema di dialogo interreligioso e di rapporti fra cristiani e musulmani?
Considero l’unione di queste parti come una ricchezza, una varietà di colori che arricchisce la città e Istanbul è forse il centro più bello al mondo in quest’ottica. Assumendo il governo della metropoli abbiamo cercato sin dall’inizio di assicurare il più ampio confronto e dialogo fra religioni diverse e lo stesso abbiamo fatto nell’amministrazione comunale, scegliendo persone di fedi differenti (oltre che di età e sesso), perché dall’interno potessero garantire lo svolgimento di funerali, matrimoni in accordo con il culto praticato. L’obiettivo è di unirsi e confrontarsi sui rispettivi bisogni e necessità; inoltre promuoviamo incontri per affrontare le questioni più importanti e trovare - per quanto possibile - soluzioni ai problemi. Per tutti è una sorta di viaggio spirituale e, a prescindere alla fede professata, è una occasione di maturazione. Al contempo, come sindaco sostengo il valore della laicità dello Stato e delle istituzioni e la libertà religiosa. Auspico che Istanbul sia sempre più una città in cui tutti i fedeli possano vivere felici e in pace. Un altro punto è quello di non usare il termine ‘minoranza’, perché siamo tutti ‘cittadini’ e membri di una comunità con uguali diritti e doveri. Ciò vale per la città che amministro e per il Paese: questo è il mio auspicio per il futuro!

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