Cinese arrestato in Zambia per sfruttamento di minori e produzione di video razzisti
Lu Ke usava bambini in Malawi per girare filmati a scopo di lucro. Nella blogosfera cinese circolano video di persone africane che inviano messaggi di auguri: in alcuni vi sono contenuti razzisti. La vicenda ha scatenato proteste in Malawi. Razzismo nuovo fronte che potrebbe incrinare le relazioni tra Cina e Africa.
Roma (AsiaNews) – Lu Ke, un cittadino cinese che sfruttava bambini per girare video razzisti in Malawi, è stato arrestato in Zambia. Egli avrebbe venduto i filmati personalizzati sui social network cinesi. Era ricercato dalle autorità del Malawi dopo che la BBC aveva indagato sui video che circolavano online. L'incidente ha creato turbolenze nelle relazioni tra Cina e Africa. L'ambasciata cinese in Malawi ha annunciato "tolleranza zero per il razzismo".
L’indagato filmava i bambini mentre cantavano frasi razziste in cinese di cui non conoscevano il significato. In un video, un gruppo di minori gridava: "Sono un mostro nero e il mio quoziente intellettivo è basso"; i bambini esultavano dopo aver recitato lo slogan. Il video ha suscitato indignazione nei Paesi africani. Una giornalista in incognito della BBC è entrata in contatto con Lu Ke spacciandosi per una potenziale acquirente dei video. Nel dialogo con la reporter, il cittadino cinese dice di non trattare gli africani come buoni amici, che "tutti i neri rubano" e che "non importa la loro situazione familiare”, tanto “non meritano essere compatiti”.
Lu Ke pagava ogni bambino solo mezzo dollaro al giorno per girare anche 300 video. I minori, che spesso perdevano le lezioni a scuola per fare le riprese, hanno raccontato di essere stati maltrattati fisicamente quando l’uomo cinese non era soddisfatto delle prestazioni.
La gente del luogo non era a conoscenza del fatto che Lu Ke vendesse i video a scopo di lucro. Credeva che li usasse per contattare organizzazioni caritatevoli e ottenere aiuti. Secondo gli abitanti locali, Lu Ke affermava di voler diffondere la cultura cinese in Malawi.
Le autorità del Malawi stanno cercando di ottenere l’estradizione dell’arrestato. Il 21 giugno studenti universitari e i gruppi per i diritti umani in Malawi sono scesi in strada e hanno manifestato davanti all'ambasciata cinese nella capitale Lilongwe. Hanno chiesto un risarcimento per le violazioni di Lu Ke.
I video degli africani sono diventati un'industria nella blogosfera cinese. Gli acquirenti li pagano circa 70 dollari l’uno e possono personalizzare il contenuto dei filmati. Spesso agli “attori” è richiesto di recitare in cinese saluti e auguri per compleanni e matrimoni; molte volte hanno contenuti razzisti. I video sono diventati virali, soprattutto su TikTok. Dopo che la rivelazione della vicenda ha scatenato proteste in Malawi, le autorità cinesi hanno ordinato la loro rimozione dal web.
I video hanno intaccato l'immagine della Cina in Africa e il sentimento di malcontento si è fatto sentire. La scorsa settimana Wu Peng, direttore generale del dipartimento per gli Affari Africani del ministero cinese degli Esteri, si è recato in Malawi e ha promesso che Pechino reprimerà le discriminazioni razziali.
Sotto l'influenza economica della Cina, in particolare della Belt and Road Initiative, i Paesi africani di solito evitano di criticare le autorità cinesi su questioni di diritti umani e razzismo. Man mano che la Cina espande però la sua presenza in Africa, i debiti accumulati nei confronti di Pechino rendono i Paesi del continente sempre più diffidenti. I problemi di razzismo potrebbero rappresentare una nuova sfida per gli interessi africani della Cina.
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