05/05/2016, 12.19
CINA – COREA
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Cina: ucciso a colpi d’ascia un pastore protestante che aiutava i nordcoreani

Han Chung-ryeol aveva aperto una chiesa a Changbai – lato cinese della catena montuosa che segna il confine fra Corea del Nord e Cina – e aiutava gli esuli in fuga dal regime. Una fonte di AsiaNews: “Un omicidio così brutale potrebbe essere un segnale per il resto della galassia che aiuta i nordcoreani in fuga”.

Seoul (AsiaNews) – La morte del pastore cristiano Han Chung-ryeol, ucciso in Cina nei pressi del confine con la Corea del Nord, “è un segno molto preoccupante. Il pastore conosceva e aiutava molti rifugiati dal Nord e aveva dei rapporti con la polizia cinese delle aree dove operava. Averlo massacrato in questo modo potrebbe essere un segnale per il resto della galassia che aiuta i nordcoreani in fuga”. Lo dice ad AsiaNews una fonte cattolica coreana, commentando il brutale omicidio del leader protestante.

Alcuni testimoni oculari di Changbai – lato cinese della catena montuosa che segna il confine fra Corea del Nord e Cina – riferiscono di aver visto il pastore uscire dalla sua chiesa lo scorso 30 aprile. Circa sei ore dopo è stato ritrovato cadavere, ucciso da un colpo di ascia alla testa e da diverse coltellate allo stomaco. Le autorità locali ritengono che i colpevoli siano nordcoreani, dato che il regime di Pyongyang aveva emesso da tempo un ordine di “rapimento” nei confronti del pastore.

Molto amato dalla sua comunità, Han aveva costruito la chiesa di Changbai nel 1993: quando era ancora in seminario, infatti, gli era stato chiesto di occuparsi dei coreani in terra cinese e soprattutto di quella zona. Lo stesso anno entra in contatto con i primi gruppi di rifugiati dal Nord, in fuga dalla spaventosa carestia che in quegli anni ha ucciso centinaia di migliaia di persone.

La fonte di AsiaNews spiega: “Era un brav’uomo che incoraggiava quando possibile i nordcoreani a tornare a casa. Diceva spesso che il destino del Paese era nelle loro mani, che il regime non sarebbe durato per sempre e che Dio non li avrebbe abbandonati. Non incitava a rovesciare il governo, non cercava di fare proseliti in Corea del Nord. Che l’esecutivo dei Kim lo volesse morto è comprensibile, dato che egli dava ai nordcoreani una cosa più importante del cibo: la speranza in un mondo migliore”.

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