Cina: economia sull'orlo di una crisi inflazionistica
Pechino (AsiaNews/Agenzie) L'inflazione cinese cresce in maniera vertiginosa. L'allarme viene da un gruppo di esperti di economia internazionale che vedono nella crescita del prodotto interno lordo (Pil) cinese - più 9,5% nei primi 3 mesi del 2005 un'ulteriore spinta agli investimenti, accompagnata però da una brusca frenata dell'offerta di credito, con conseguente aumento dei tassi di interesse.
Le cause principali di questo fenomeno sono il grande flusso di investimenti e di esportazioni, che consentono al colosso asiatico di invadere il mercato mondiale in diversi campi, primo fra tutti il tessile. Lo sviluppo dell'economia cinese soffre però di mali strutturali, in quanto i finanziamenti privati e bancari privilegiano fenomeni solo speculativi, le numerose imprese pubbliche sono inefficienti e la legislazione commerciale non è adeguata (con scarsa protezione per la proprietà intellettuale).
La forte richiesta di materie prime come petrolio, carbone e ferro porta all'estremo i prezzi dei prodotti finiti e dei servizi: l'indice dei prezzi al consumo è aumentato in questi primi 3 mesi del 2,8% rispetto al marzo 2004, mentre l'indice dei prezzi per i produttori è aumentato del 5,6%. L'inflazione ha raggiunto un picco del 5,3% in agosto: da allora è diminuita solo grazie agli sforzi del governo per frenare gli investimenti. Gli esperti concordano in maniera unanime che il tasso di inflazione continuerà a salire. Pechino ha dichiarato che "spera" di contenere il fenomeno entro il 4%, almeno nel 2005.
In alcuni settori, come l'edilizia, esiste una vera "bolla speculativa": nei quartieri residenziali di Pechino o Shanghai una tradizionale villa cinese (4 abitazioni unite tra loro, con una corte interna) costa milioni di yuan: il reddito annuo pro capite di chi abita nelle città, dato fornito da fonti ufficiali, è di 2.938 yuan, mentre nelle zone rurali è di 967 yuan. Le banche concedono con larghezza finanziamenti ai costruttori e agli acquirenti e tutti confidano nell'ulteriore aumento dei prezzi, ma un "raffreddamento" del mercato, giudicato quasi inevitabile, avrà effetti disastrosi per venditori, proprietari e soprattutto per le banche.
Il premier Wen Jiabao e il ministro dell'Economia auspicano un aumento degli investimenti - con il rischio di maggiore inflazione ma nello stesso tempo pongono come obiettivo primario il contenimento dell'inflazione stessa. Questa misura viene attuata con misure che non hanno nulla di liberista (aumento delle imposte, "indicazione" alle banche di contenere i mutui immobiliari, restrizione delle concessioni edilizie).
Fonti ufficiali prevedono inoltre per tutto il 2005 - di non poter soddisfare la domanda di energia, anche per la riduzione dell'estrazione di carbone, che consegue alle denunce internazionali per le diverse violazione dei diritti umani e lavorativi dei minatori (oltre 6 mila morti nel 2004 per incidenti). (PB)