25/08/2023, 11.23
CINA
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Cina: due milioni di morti in eccesso con la fine della politica zero-Covid

È quanto rivela uno studio della statunitense Fred Hutchinson Cancer Center. Il dato riguarda gli over 30 e registra aumenti in tutte le province, ad eccezione del Tibet. Nessun commento ufficiale da parte delle autorità sanitarie cinesi, che hanno sempre sottostimato i numeri. Oggi domina la variante “Eris” di Omicron con oltre il 70% dei casi. 

Pechino (AsiaNews) - La decisione improvvisa presa da Pechino a fine 2022 di cancellare la politica zero-Covid a colpi di lockdown e test di massa per l’ondata di proteste che si andava estendendo in diverse parti, in particolare le metropoli, ha favorito l’ampia circolazione del virus fra i suoi 1,4 miliardi di abitanti. E provocato circa due milioni di morti in eccesso fra gli over 30, nei due mesi successivi alla fine delle restrizioni. È quanto afferma uno studio statunitense del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle, ricavato da un campione di dati sulla mortalità pubblicati da alcune università cinesi e da ricerche in internet.

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), al 28 novembre 2022 la Cina aveva registrato poco più di 30mila decessi legati al Covid-19, mentre gli Stati Uniti, con meno di un quarto della popolazione, ne avevano registrati oltre un milione. La strategia adottata fin dalle prime settimane da Pechino, che prevedeva strette restrizioni, test di massa e severe misure di quarantena, si è conclusa nel dicembre 2022. Da allora, il governo cinese ha riportato circa 60mila decessi dovuti al virus fino al 12 gennaio 2023.

In realtà, secondo lo studio dai ricercatori statunitensi fra il dicembre 2022 e il gennaio 2023 si sono verificate almeno 1,87 milioni di morti “in eccesso” fra persone di età superiore ai 30 anni, ben oltre le normali tendenze di mortalità in altri periodi. Gli esperti hanno incrociato e analizzato i dati relativi ai necrologi di tre diverse università cinesi, insieme ai numeri del motore di ricerca Baidu in una fase precedente che va dal primo gennaio 2016 al 31 gennaio 2023, per valutare le tendenze passate. I numeri relativi al tasso di mortalità over 30 conferma un eccesso in tutte le province ad eccezione del Tibet, in cui permangono forti restrizioni ai movimenti e alle libertà individuali.

La decisione della Cina, lo scorso dicembre, di porre fine alla politica triennale “zero Covid”, con test di massa e quarantene severe e persistenti, ha portato a una massiccia impennata di ricoveri e decessi che, secondo i sanitari, non sono stati in gran parte segnalati dal governo. Lo studio, pubblicato ieri su Jama Network Open, sottolinea che le morti in eccesso hanno superato le stime ufficiali del governo cinese che, a gennaio, indicavano in 60mila le persone affette da Covid-19 decedute in ospedale. “Questi risultati - spiegano i ricercatori - sono importanti per capire come l’improvvisa propagazione del Covid-19 in una popolazione possa impattare sulla mortalità”.

La Commissione nazionale cinese per la salute non ha risposto a una richiesta di commento sul rapporto stesso. Gli esperti di salute globale hanno ripetutamente invitato la Cina a rivelare più dati su contagi, ricoveri e decessi, per capire anche l’evoluzione del virus e le sue varianti. Tuttavia, il governo di Pechino ha smesso di comunicare dati ufficiali giornalieri a fine 2022, mentre per l’Oms nel gigante asiatico vi sarebbero state 121.628 vittime per Covid-19 su un totale di quasi 7 milioni di morti a livello globale.

In una rara mossa, a luglio una provincia cinese ha brevemente pubblicato sul proprio sito web dati che mostravano un aumento delle cremazioni del 70% nel primo trimestre di quest’anno, dati che sono stati poi rimossi in tutta fretta. Infine, lo scorso febbraio i massimi dirigenti cinesi hanno dichiarato una “vittoria decisiva” sul Covid-19 sebbene nei giorni scorsi i sanitari della capitale abbiano confermato ancora che il virus resta la malattia infettiva più importante a Pechino. Ad oggi la variante dominante di Omicron è la EG.5 o “Eris”, dal nome della dea greca della lotta e della discordia, che è passata dallo 0,6% di aprile al 71,6% di agosto. 

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