30/09/2010, 00.00
CINA – STATI UNITI
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Cina ai ferri corti con gli Usa per la “guerra dello yuan”

La Camera dei rappresentanti americana approva a larga maggioranza una legge che introduce misure di ritorsione commerciali contro la Cina “colpevole di svalutare la propria valuta”. Si tratta di un segnale chiaro verso Pechino, che risponde: “Così mettete a serio rischio i rapporti commerciali. E la legge è contraria alle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio”.

Pechino (AsiaNews) – Il governo cinese attacca con violenza il disegno di legge approvato nella notte dalla Camera dei rappresentanti americana, che introduce misure di ritorsione commerciali contro la Cina “colpevole di svalutare la propria valuta”. Secondo Pechino, il nuovo decreto “mette a serio rischio i rapporti bilaterali” e rappresenta “una violazione delle norme dell’Organizzazione mondiale del Commercio”.

I deputati statunitensi hanno adottato il testo con 348 voti favorevoli e 79 contrari, poco dopo che il presidente Obama aveva nuovamente rivolto critiche sulla svalutazione della moneta cinese, nel corso di un viaggio nell’Iowa.

Il voto favorevole riapre la “guerra dello yuan”, lo scontro frontale fra i due giganti economici sulla valuta cinese: secondo Washington, Pechino tiene bassa la propria moneta per favorire in maniera scorretta le proprie esportazioni. Il testo permetterebbe l’imposizione di dazi doganali che penalizzano i prodotti importati dai Paesi la cui valuta è sottostimata.

È stato approvato dalla Commissione incaricata delle questioni finanziarie e fiscali e dalla Camera: ora manca l’approvazione del Senato. “Se faccio pressione sulla Cina in merito alla sua valuta, è perché questa valuta è sottostimata” ha dichiarato Barack Obama, secondo cui “non è questa la ragione principale del nostro deficit commerciale ma ciò contribuisce al nostro deficit commerciale”.

Il presidente aveva già manifestato questa posizione la settimana scorsa durante una riunione con il primo ministro cinese Wen Jiabao a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York. L’amministrazione americana era rimasta relativamente prudente sulla questione, anche perché a causa della crisi finanziaria il rapporto bilaterale è stato preservato da ogni scossone. Ma durante una recente audizione al Congresso, il segretario al Tesoro Timothy Geithner ha alzato i toni contro la politica dei tassi di cambio della Cina, seguito a ruota dal presidente.

La reazione di Pechino non si è fatta attendere. Secondo un portavoce del ministro cinese degli Esteri, “la nuova legge approvata dalla Camera Usa nuocerà gravemente agli scambi commerciali tra la Cina e gli Stati Uniti. La Cina si oppone fermamente al progetto di legge votato ieri”.

Per il ministero del Commercio di Pechino, inoltre, il disegno di legge “non è conforme alle norme dell’Organizzazione mondiale del Commercio. Lanciare indagini antisovvenzione in base al tasso di cambio non è conforme alle norme dell'’Organizzazione e rappresenta una violazione alle consuetudini commerciali”.

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