Cina, arrestato per corruzione uno dei vertici del settore energetico
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Il Partito comunista cinese ha espulso e consegnato agli investigatori Wang Tianpu, ex direttore generale della più grande e importante azienda petrolifera del Paese. Le autorità anti-corruzione hanno dichiarato alla sezione disciplinare del Partito che un’inchiesta interna aveva rivelato “prove indiscutibili” di tangenti. Wang è già noto alle cronache giudiziarie per essere stato al centro delle indagini su un’esplosione avvenuta nel porto di Qingdao. Avvenuta nel novembre 2013, aveva ucciso 62 persone.
La Commissione centrale per la disciplina e l’ispezione, potentissimo “braccio armato” del Politburo all’interno dei ranghi comunisti, ha dichiarato che Wang “ha violato le regole politiche del Partito e ha violato la disciplina. Egli ha offerto tangenti ad altri per ottenere avanzamenti di carriera, ma ha anche usato la sua posizione per portare benefici ai suoi parenti. Inoltre possiede in maniera illegale beni pubblici e ha usato i fondi statali per suoi scopi personali, fra cui offrire banchetti”.
L’inchiesta contro di lui si è aperta nell’aprile 2015, quando l’intero settore petrolifero è finito al centro delle indagini lanciate nel corso della campagna “contro le tigri e le mosche” della corruzione lanciata dal presidente Xi Jinping. Fra le “vittime eccellenti” della campagna vi sono l’ex sindaco di Chongqing Bo Xilai, avversario politico dell’attuale leader, e l’ex capo della sicurezza nazionale Zhou Yongkang.
Proprio Zhou – vicino all’ex presidente Jiang Zemin – aveva fatto dell’industria energetica la sua base di potere. Dopo la sua caduta sono stati condannati diversi grandi manager: fra questi anche Jiang Jemin, ex capo della China National Petroleum Company. La Sinopec, di proprietà statale, è una delle maggiori compagnie del ramo a livello mondiale. All’interno della sua dirigenza sono passati quasi tutti gli attuali vertici politici della Cina.