Cina, arrestato per corruzione il sindaco di Nanjing
Nanjing (AsiaNews) - Il Partito comunista cinese ha rimosso dall'incarico e subito dopo arrestato il sindaco di Nanjing (Nanchino) Ji Jianye, che è stato inviato a Pechino per un'inchiesta su presunti "crimini economici". Il capo d'accusa è l'eufemismo con cui i burocrati del governo centrale indicano casi di corruzione. Secondo i media di Stato si tratta dell'ultima mossa (in ordine di tempo) nella crociata anti-corruzione del presidente Xi Jinping; alcuni analisti parlano invece di un regolamento di conti interno al Partito, dato che Ji sarebbe molto vicino all'ex presidente Jiang Zemin.
Prima di diventare sindaco di Nanjing nel 2009, infatti, Ji è stato prima sindaco e poi capo del Partito di Yangzhou, città natale dell'ex leader comunista ancora molto influente nelle correnti della politica cinese. Secondo quanto trapela dalle indagini, le accuse contro Ji (56 anni) sono partite da Zhu Xingliang, famoso industriale del Jiangsu arrestato per bancarotta lo scorso luglio che ha deciso di collaborare con le autorità. Il giro di tangenti di cui l'ex sindaco deve rispondere tocca i 22 milioni di yuan (circa 2 milioni di euro).
Nel discorso con il quale si è insediato alla guida della Cina, il nuovo Segretario generale del Partito ha dichiarato di voler colpire "tigri e mosche" coinvolte nella corruzione, una metafora per indicare che ogni grado di potere sarebbe stato punito in caso di tangenti. E negli ultimi mesi una sequela di arresti e indagini anche ad alto livello sembra confermare questo proposito. Tuttavia, secondo il grande analista Willy Lam e altri esperti del Paese, i proclami del Partito contro la corruzione sono solo un metodo per affermare il potere del nuovo presidente Xi Jinping.