Chrd: Non si ferma la repressione culturale degli uiguri
Arresti e sparizioni di intellettuali appartenenti alla minoranza islamica dello Xinjiang. Accusati di terrorismo e separatismo. Al momento sarebbero più di 1.000 in carcere. Di loro non si hanno spesso notizie. Gli Usa ribadiscono le critiche sulla violazione dei diritti umani in Cina. Probabile un summit virtuale tra Joe Biden e Xi Jinping entro fine anno.
Pechino (AsiaNews) – I casi di tre accademici uiguri perseguitati dalle autorità confermano che il regime di Xi Jinping vuole silenziare le migliori menti della minoranza turcofona di fede islamica. Lo denuncia Chinese Human Rights Defenders (Chrd), secondo cui il governo cinese usa “l’assurda narrativa della lotta al terrorismo” per commettere atrocità e sopprimere i musulmani dello Xinjiang.
Secondo dati degli esperti, confermati dalle Nazioni Unite, le autorità cinesi detengono o hanno detenuto in campi di concentramento oltre un milione di fedeli islamici della regione autonoma. Recenti rivelazioni di media hanno messo in luce l’esistenza di campi di lavoro nella regione, dove centinaia di migliaia di persone sarebbero impiegate con la forza, soprattutto nella raccolta del cotone.
Alcuni ricercatori sostengono anche che il governo cinese stia conducendo nello Xinjiang una campagna di sterilizzazioni forzate per controllare la crescita della popolazione di origine uigura. I governi di Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna e Paesi Bassi parlano di vero e proprio genocidio compiuto dal Partito comunista cinese nei confronti della la popolazione di origine uigura, kazaka e kirghisa. I cinesi negano ogni accusa, affermando che quelli nello Xinjiang sono centri di avviamento professionale e progetti per la riduzione della povertà, la lotta al terrorismo e al separatismo.
Chrd riporta i dettagli della sparizione del 63enne Gheyratjan Osman, docente di lingua e letteratura uigura all’università dello Xinjiang. Arrestato nel 2018, il linguista è stato poi condannato a 10 anni di reclusione per “separatismo”. Secondo Radio Free Asia, Osman è ritenuto colpevole di aver “rigettato la cultura nazionale”, partecipato a un seminario in Turchia nel 2008 e fatto “eccessivi” apprezzamenti della cultura uigura.
Dell’attore uiguro Qeyum Muhammad non si hanno più notizie da tre anni. Muhammad è un professore associato dell’Istituto per le arti dello Xinjiang. I suoi colleghi non conoscono il motivo del suo fermo e non sanno dove l’artista si trovi in questo momento. Un altro accademico uiguro scomparso è Tursunjan Nurmamat, un ricercatore medico dell’università Tongji di Shanghai arrestato in aprile.
L’Uyghur Human Rights Project ha documentato la detenzione di 435 intellettuali uiguri dal 2017; lo Xinjiang Victims Database ha calcolato invece che nel complesso vi sono più di 1.000 accademici e professionisti uiguri in carcere. Il fatto che di questi detenuti si hanno poche notizie è un dramma nel dramma, ma è una consuetudine nel sistema poliziesco della Cina. Come ricorda Safeguard Defenders, dalla loro introduzione nel 2013, le autorità cinesi hanno imprigionato più di 57mila persone in "luoghi segreti sotto sorveglianza residenziale”, dove subirebbero torture senza poter vedere avvocati e familiari.
Nel suo incontro di ieri a Zurigo con Yang Jiechi, la massima autorità diplomatica di Pechino, il consigliere Usa per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan ha ribadito le critiche degli Stati Uniti per il mancato rispetto dei diritti umani nello Xinjiang. L’incontro, definito “costruttivo” dalle due parti, aveva come scopo quello di allentare le tensioni tra Washington e Pechino. Sullivan e Yang hanno trovato un accordo di massima per un summit virtuale tra Joe Biden e Xi Jinping entro fine anno. Rimane da vedere quanto premerà il presidente Usa sulla repressione degli uiguri.