13/06/2024, 13.07
BANGLADESH
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Chittagong: una ‘prospettiva religiosa’ comune nella lotta ai cambiamenti climatici

di Sumon Corraya

È quanto hanno chiesto i leader di diverse fedi partecipando ieri al seminario organizzato dall’arcidiocesi e da World Vision. Mons. Lawrence Subrato Howladar: “Rafforzare il rapporto tridimensionale tra il Creatore, la natura e la società umana”. Il Bangladesh settimo fra i più colpiti dai cambiamenti climatici al mondo.

Chattogram (AsiaNews) - Promuovere iniziative comuni a protezione dell’ambiente e nella lotta ai cambiamenti climatici, in una prospettiva “religiosa”. È quanto hanno chiesto alcuni leader di fede diverse, durante il seminario intitolato “Armonia religiosa nella conservazione del clima” che si è tenuto ieri sera a Chittagong, città costiera del sud del Bangladesh e secondo centro per importanza del Paese. Nei loro interventi i relatori hanno sottolineato come gli esseri umani siano semplici “amministratori” della casa di Dio, ma hanno troppo spesso “trascurato” questa responsabilità dimenticandosi di prendersene cura. Tuttavia, la conservazione dell’ambiente e la cura del clima richiedono “il rafforzamento della relazione a tre dimensioni fra Creatore, natura e società”.

Il seminario, organizzato dalla Commissione per l’unità cristiana e il dialogo interreligioso dell’arcidiocesi di Chittagong e dal Programma dell’area Karnaphuli di World Vision, ha visto la partecipazione di circa 90 persone di fedi diverse. L’incontro è iniziato con la recita di passi del Corano e letture dalla Gita, dal Tripitaka e dalla Bibbia. A presiedere e guidare l’evento il  responsabile del programma dell’area Karnaphuli di World Vision, Johnny Rozario.

Nel discorso di benvenuto Ambrose Gomes, coordinatore della commissione, ha ricordato come Dio abbia assegnato all’uomo “autorità” sul creato, del quale “ci ha incaricato di prenderci cura e beneficiarne”. “Tuttavia, gli esseri umani - ha aggiunto - hanno dimenticato questo dovere e stanno semplicemente godendo della creazione senza prendersene cura”. 

L’arcivescovo di Chittagong e presidente della Commissione per il dialogo mons. Lawrence Subrato Howladar ha dichiarato: “Per salvare il clima, è necessario rafforzare il rapporto tridimensionale tra il Creatore, la natura e la società umana”. Il prelato ha poi sottolineato che la distanza creatasi in questa relazione “a causa del degrado dei valori religiosi” può essere ripristinata attraverso “il dialogo e l’armonia religiosa. I valori religiosi di tutte le fedi e gli stili di vita dei santi religiosi richiedono moderazione, rispetto reciproco e un atteggiamento di umile pentimento e riparazione per i danni subiti, garantendo - ha concluso - la partecipazione alla cura della natura”.

Mohammad Jasim Uddin, docente dell’Istituto di Scienze Forestali e Ambientali dell’università di Chittagong, avverte: “L’impatto del cambiamento climatico è evidente in Bangladesh da due decenni. A causa della sua geografia, il Paese è soggetto a disastri e il riscaldamento globale ne ha esacerbato la gravità. Abbiamo bisogno - sottolinea - di uno sforzo collettivo”. Al seminario hanno partecipato relatori di varie fedi, fra i quali Mohammad Nurunnabi Azhari del Dipartimento di studi islamici della Southern University che ha ricordato come il Corano insegni il valore della conservazione dell’ambiente. “Dio Onnipotente - spiega - ci ha creati come i migliori tra tutte le creature, quindi abbiamo la responsabilità di prenderci cura di questa terra. Dovremmo essere consapevoli della conservazione del clima”.

Il Bangladesh, settimo Paese più colpito dai cambiamenti climatici al mondo, deve fronteggiare un costo annuale di un miliardo di dollari a causa dei cicloni tropicali e degli alti livelli di inquinamento atmosferico, pari al 9% del suo Pil (Prodotto interno lordo). Entro il 2050, i cambiamenti climatici potrebbero ridurre il Pil agricolo di un terzo e costringere 13,3 milioni di persone, soprattutto donne, alla migrazione interna. A dispetto delle iniziative promosse dalla classe dirigente, a partire dal piano del 2021 che intende mantenere le emissioni di gas serra al di sotto della media dei Paesi in via di sviluppo, persistono problemi di attuazione. Dhaka, la capitale con oltre 20 milioni di abitanti, deve affrontare un grave inquinamento atmosferico, ristagni d’acqua, smaltimento inefficiente dei rifiuti e congestione del traffico, a cui si aggiunge l’afflusso quotidiano di 2mila migranti e lo stress delle infrastrutture, che compromettono l’azione per il clima.

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