Chiesa maronita contro la band libanese Mashrou’ Leila: annullate il concerto
L’esibizione è in programma il 9 agosto nel contesto del Byblos International Festival. L’eparchia di Jbeil interviene chiedendone la cancellazione per i testi blasfemi di alcune canzoni. In rete divampa la polemica fra favorevoli e contrari. Ad oggi non vi sono reazioni ufficiali dagli organizzatori.
Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Un alto esponente della Chiesa maronita ha chiesto la cancellazione di un concerto della band libanese Mashrou’ Leila perché, a suo avviso, alcune canzoni del gruppo avrebbero dei connotati blasfemi. In risposta, i musicisti hanno già sollevato una protesta affermando di essere oggetto di una campagna di censura e di cancellazione della libertà di espressione, basata su notizie e fatti inventati ad arte.
In queste ultime settimane la band libanese è impegnata in un tour per il Paese e si è già esibita in diverse città. Tuttavia, nelle ultime ore si è scatenata una polemica - fra fan della band e critici vicini alle posizioni della Chiesa - attorno alla prevista partecipazione al Byblos International Festival, in calendario il prossimo 9 agosto.
Il gruppo, che si è già esibito negli Stati Uniti e in Europa, ha sollevato controversie in Egitto ed è stato bandito dalla Giordania, ha un frontman e cantante omosessuale dichiarato. E le canzoni della band hanno alimentato polemiche e scontri nella regione mediorientale, per i testi che trattano di oppressione, classismo, settarismo e omofobia.
In una nota pubblicata il 22 luglio scorso l’eparchia maronita di Jbeil (Byblos) ha affermato che la maggior parte delle canzoni della band “violano i valori della fedd” e non è il caso che la città ospiti concerti “che sono in contrasto diretto con la fede cristiana”. Da qui la richiesta agli organizzatori di cancellare la loro esibizione nel contesto dello spettacolo.
Ad oggi non vi sono reazioni ufficiali dagli organizzatori della manifestazione.
Sui canali social la band Mashrou’ Leila ricorda di essersi già esibita in altre parti del Libano nel recente passato e definisce “strano” il “clamore” emerso in questi giorni “sapendo che non vuole offendere nessuno o colpire il sistema di valori di chicchessia”. La nostra missione, prosegue la nota, non è quella di “bestemmiare in modo arbitrario” o “mancare di rispetto ai simboli religiosi”.
Intanto prosegue in rete lo scontro fra sostenitori e critici del gruppo musicale, mentre si moltiplicano le richieste di annullamento dell’esibizione. Alcuni leader politici, fra i quali Naji Hayek del Free Patriotic Movement agitano la minaccia della violenza pur di ottenere la cancellazione. Altri, come l’ex parlamentare di Byblos Fares Soaid, si schierano a difesa della band sottolineando che si deve essere liberi di “boicottare”, ma “lasciate che il Libano mantenga il suo sapore di libertà”.
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