Chiesa maronita : Nel 2016 possibile crollo economico del Libano, come la Grecia e l'Italia
Bkerke (AsiaNews) - In piena crisi regionale per il conflitto siriano, afflitto da problematiche interne di tipo politico e di sicurezza, il Libano ha problemi ancora più gravi: entro il 2016 potrebbe crollare come la Grecia. È quanto affermano i vescovi maroniti in un "appello" rivolto agli alti responsabili e a tutta la popolazione, presentando un'analisi della situazione economica del Paese a cui l'opinione pubblica non sembra accordare l'attenzione che essa merita.
In sintesi, l'appello - pubblicato con la data del 1° agosto - mette in guardia contro un "crollo economico" dello Stato entro il 2016, analogo a quello di cui oggi soffrono la Grecia e l'Italia, come pure molti Paesi dell'Asia e dell'America latina, e le cui conseguenze sarebbero drammatiche.
Il carattere di "appello" che i vescovi maroniti danno al documento, gli conferisce un significato particolare: è una comunicazione straordinaria di cui la Chiesa spera si tenga conto. Non è indifferente nemmeno il fatto che l'analisi economica venga lanciata dalla Chiesa cattolica: citando Giovanni Paolo II e la Redemptor Hominis, il testo afferma che "l'uomo è la via della Chiesa" e che tutto ciò che lo riguarda - nel caso il benessere materiale e la sua situazione sociale - non la lascia indifferente.
Qualcuno magari protesterà per questo cupo avvertimento, che attira senz'altro sul Libano l'attenzione dei finanziatori. Ma si sa che questi ultimi non dormono e che è giusto dire col proverbio: "governare è prevedere".
I due problemi del Libano
Nel documento si afferma che il Paese deve far fronte a due grandi problemi socio-economici: una crisi energetica e il problema del debito.
Il primo non è specifico del Libano, ma mondiale. Esso risulta dall'instabilità nei prezzi del greggio. Ciò colpisce in profondità la produzione di energia elettrica in Libano e ha un impatto sulla capacità concorrenziale dei settori industriale, agricolo e dei servizi. A tali difficoltà si aggiungono le catastrofi naturali e artificiali che possono prodursi, come pure le difficoltà nei flussi di produzione, dovuti alle convulsioni che conosce la regione medio-orientale.
Emblematico per questa crisi è il deficit cronico della Electricité du Liban (EDL), responsabile in questo momento del 65% del deficit di bilancio annuale del Paese.
Ma il grande problema del Libano sta nell'accumulo del debito pubblico e nella necessità di doversi indebitare ogni anno di più per assicurare il pagamento dei servizi del debito. Questa corsa a a regolare il servizio del debito provoca a sua volta l'inaridimento delle fonti di finanziamento per investimenti produttivi.
Secondo gli esperti, verso il 2016 il debito pubblico potrebbe raggiungere la cifra di 80 miliardi di dollari Usa. Ciò metterebbe il Libano in difficoltà finanziarie, tenuto conto della cifra che in tal caso andrebbe pagata per i servizi del debito, in rapporto al Pil (prodotto interno lordo). Il documento non esita a parlare della minaccia di un "crollo", una situazione che in questo momento colpisce dei Paesi molto più ricchi del Libano, quali l'Italia e la Grecia.
Per sfuggire a tale minaccia, l'appello suggerisce un insieme di misure fra cui la creazione di una cassa speciale, incaricata di gestire il debito pubblico, come pure il rafforzamento del partenariato fra settore pubblico e privato, lo snellimento della riscossione di imposte e bollette, ecc.
In parallelo, il documento esorta il settore bancario - la cui solidità costituisce una fierezza nazionale - a rimanere vigilante e razionalizzare il suo credito verso lo Stato, per non compromettere il risparmio popolare, evitando le crisi del debito sovrano che colpiscono alcuni Paesi dell'Asia e dell'America latina.