Chiesa indiana: donne, le più umiliate dei dalit
Mumbai (AsiaNews) – La Chiesa indiana guarda con favore la risoluzione proposta al Congresso americano per chiedere la fine dell’“aberrante segregazione e persecuzione sociale” che il sistema della caste in India riserva agli intoccabili (dalit), soprattutto se donne. Promossa dal deputato repubblicano Trent Franks dell’Arizona, lo scorso 2 maggio, la risoluzione non è ancora stata adottata, ma la Conferenza episcopale dell’India ha già espresso la sua gratitudine per aver portato questo dramma all’attenzione dell’opinione pubblica.
In un’intervista ad AsiaNews il Segretario esecutivo della Commissione per le Schedule Caste/Schedule Tribes (SC/ST), p. Arokiaraj Cosmon, ha ripreso e spiegato alcuni risvolti drammatici del sistema delle caste sottolineati nella risoluzione. “La condizione dei dalit – dice il sacerdote – è nota sia in patria che all’estero: queste persone sono ostracizzate economicamente, socialmente e nell’accesso all’istruzione e alla vita politica; ma sui circa 250 milioni di dalit nel Paese ve ne sono 16 milioni che soffrono doppiamente, perché cristiani”. I fuori casta cristiani insieme a quelli musulmani lottano da decenni per vedersi riconosciuti gli stessi diritti di indù, buddisti o sikh; questi, ad esempio, godono di agevolazioni e quote fisse nei posti di lavoro o negli istituti scolastici non previste per i cristiani.
“La maggior parte delle violenze contro i dalit – continua il sacerdote – sono quelle commesse sulle donne: vittime di crimini, spesso sessuali, non possono fare ricorso legale o chiedere assistenza della polizia, perché la lo loro parola non viene presa in considerazione; la maggior parte di avvocati e poliziotti appartengono alle caste alte e non sono ben disposti verso i reclami delle vittime”. Secondo p. Cosmon, “le donne dalit sono la fascia più vulnerabile della società, ma se riusciranno ad accedere all’istruzione e a prendere consapevolezza dei propri diritti, saranno in grado di educare tutta la famiglia e contribuire alla necessaria emancipazione sociale ed economica dei fuori casta”. In conclusione per lo sviluppo di tutto il Paese il sacerdote invita il governo “a garantire il sistema delle quote riservate a tutti i dalit, senza distinzione di religione, sia nel settore dell’impiego pubblico, che privato”.