Chiesa indiana celebra la Giornata di preghiera e digiuno per la pace
L’invito di papa Francesco a pregare per la risoluzione di tutti i conflitti e in particolare per il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo. La Chiesa siro-malankarese si riunisce nella cattedrale di Trivandrum, in Kerala. Sr. Meena Barwa, stuprata dai radicali indù, prega “per la pace in Kandhamal”.
Mumbai (AsiaNews) – Oggi la Chiesa indiana, in comunione con quella universale, celebra la Giornata di preghiera e digiuno per la pace, in particolare per il Sud Sudan e la Repubblica Democratica del Congo. L’iniziativa è stata lanciata da papa Francesco durante l’Angelus del 4 febbraio. Ad AsiaNews il card. Baselios Cleemis, arcivescovo maggiore della Chiesa siro-malankarese [uno dei tre riti di cui si compone la Chiesa cattolica in India, ndr], afferma: “A causa di guerre, conflitti, avidità umana, egoismo e povertà, non c’è più pace e tranquillità nella società. Le persone hanno perso la pace e [lottano solo] per sopravvivere”.
“Davanti al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo”, il Santo Padre ha chiesto ai cristiani di tutto il mondo di radunarsi in preghiera nel primo venerdì di Quaresima. “La pace è un dono di Dio”, sotiene il porporato indiano. Egli riferisce che per questo giorno di preghiera tutti i vescovi di rito siro-malankarese si sono radunati nella cattedrale di St. Mary a Trivandrum, in Kerala, per pregare sulla tomba dell’arcivescovo Geevarghese Mar Ivanios, Servo di Dio [fondatore della Chiesa siro-malankarese, tra i maggiori promotori dell’unione con i cattolici di rito latino – ndr]. Il card. Cleemis invita “tutte le persone di buona volontà a partecipare, ognuno a modo suo, nei luoghi in cui vivono”. “Preghiamo per la pace – continua –. Solo Dio può dare una pace stabile e sostenibile. Chiediamo che Dio porti la pace in Asia, in particolare nei luoghi in cui ci sono difficoltà. Chiediamo anche di pregare per la nostra India”.
Akhtarul Wasey, presidente della Maulana Azad University di Jhodpur, riferisce: “In risposta a papa Francesco, digiunerò e offrirò preghiere per la risoluzione dei conflitti e per la pace”. A proposito del pontefice, sostiene: “È una persona santa, compassionevole. Ha un sentimento genuino verso l’angoscia, le ansie e le preoccupazioni di ogni singola comunità nel mondo. Il Santo Padre [dimostra] simpatia e sostiene tutte le vittime di emarginazione, povertà, sofferenza, violenza e ingiustizia di qualsiasi regione e religione”.
Tra gli indiani che oggi rispondono all’invito del papa, anche sr. Meena Barwa [nipote dell’arcivescovo John Barwa di Cuttack-Bhubaneswar, violentata da un gruppo di radicali indù durante i primi giorni dei progrom anti-cristiani nell’Orissa, nell’agosto 2008 – ndr]. “Oggi – dichiara – partecipo con sollecitudine all’invito del Santo Padre a pregare per la pace. Ma per me, il desiderio più profondo che ho nel cuore è la pace in Kandhamal [il distretto in cui si sono concentrate le violenze – ndr], la pace per la nostra società del Kandhamal, tra le persone di comunità e religione diversa, affinchè possiamo rispettarci l’un l’altro in quanto persone e vivere insieme in armonia e pace”.
07/08/2017 11:42