05/05/2011, 00.00
COREA DEL SUD
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Chiesa di Corea: l’aborto è il peggiore degli omicidi. Celebriamo la vita

di Joseph Yun Li-sun
In occasione della Domenica per la Vita (quest’anno anticipata per coincidere con la beatificazione di Giovanni Paolo II) il presidente della Commissione episcopale per la bioetica mons. Chang accusa: “La cultura della morte è dilagante e va fermata”.
Seoul (AsiaNews) – L’aborto “è un crimine ancora peggiore di un omicidio normale, perché viene compiuto dai genitori della vittima e dagli operatori sanitari che invece dovrebbero proteggere la vita. È un crimine brutale contro un essere umano senza difesa, da condannare in ogni senso”. Sono le durissime parole con cui mons. Gabriele Chang Bong-hun, vescovo di Cheongju e presidente della Commissione episcopale per la bioetica, apre il messaggio ai fedeli in occasione dell’annuale Domenica per la Vita.

L’appuntamento si celebra per tradizione l’ultima domenica di maggio. Quest’anno, per dare nuova forza ai movimenti pro-life, è stata anticipata alla prima domenica del mese mariano: in questo modo, spiega un cattolico sudcoreano, “abbiamo potuto festeggiare la vita in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II, un grande Papa che l’ha sempre difesa”.

Nel testo del messaggio, mons. Chang sottolinea che “non soltanto l’aborto, ma anche un’insufficiente educazione sessuale e la mancanza di uguaglianza fra i generi sessuali sono crimini contro la vita. Che nascono da mancanza di etica medica, minimo sostegno a chi intende dare la vita e sostegno governativo alle coppie senza figli”.

Per il presule, “è preoccupante anche il fatto che ormai la popolazione sia del tutto insensibile all’idea di giudizio morale: non si preoccupa più di nulla, e in questo modo crea terreno per altri crimini. La cultura della morte è dilagante in tutto il mondo e in Corea in particolare: va fermata”. 

Il problema degli aborti e del basso tasso di natalità è da sempre uno dei campi in cui la Chiesa coreana è maggiormente impegnata. Predicando l’importanza della famiglia e delle nascite come strumento di sviluppo della società e dell’economia, i cattolici si sono guadagnati il rispetto della maggior parte dell’opinione pubblica della società coreana.

Particolarmente preoccupante è la questione degli aborti selettivi. La legge proibisce infatti le interruzioni di gravidanza in base al sesso del nascituro, ma la consuetudine sociale impone alle coppie di avere, come primogenito, un maschio. Ecco perché, in caso di gravidanza sana, ma femminile, moltissime persone ricorrono all’interruzione di gravidanza clandestina. Secondo le ultime statistiche pubblicate dal governo, il numero degli aborti illegali praticati nel 2005 è stato di 342mila unità a fronte di 440mila nascite. Una Ong cristiana sostiene che nel 2009 il numero è salito a 380mila.

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