Centinaia di coppie cinesi a Bangkok, per scegliere il sesso del nascituro: un affare milionario
Bangkok (AsiaNews) - Ogni anno centinaia di donne provenienti da Cina, Honk Kong e Australia arrivano a Bangkok, per sottoporsi a un particolare tipo di Fivet - Fertilizzazione In Vitro con Embryo Transfer - che permetta di scegliere il sesso del nascituro. Le future mamme hanno la possibilità di scartare ovuli o embrioni del sesso non desiderato; e, come sempre accade, si tratta di donne (e di coppie) che desiderano avere figli maschi. Un caso fra i tanti è quello di una donna di 26 anni, originaria di Hong Kong, che col marito ha raggiunto la capitale della Thailandia per un secondo figlio, maschio. Per essere sicura del sesso, la coppia ha pagato almeno 9mila dollari: "Per la tradizione cinese - dichiara - avere due figli, una femmina e un maschio, rappresenta la perfezione". E aggiunge che "non c'è nulla di male nelle figlie femmine", ma per tradizione e consuetudine "a Hong Kong e in Cina le famiglie vogliono i maschi".
Una fonte ecclesiastica di AsiaNews a Bangkok conferma che la pratica è diffusa da tempo e "già da tre o quattro anni è possibile vedere per le strade cartelloni pubblicitari, assieme a inserzioni su tv e giornali". È un fenomeno in continua crescita, continua la fonte, che "genera un giro di affari notevole". La Chiesa thai "non ha mai preso una posizione in materia", aggiunge, "e non vi sono nemmeno discussioni approfondite sulla materia. Si tratta di affari he toccano le sfere più abbienti, mentre la società civile ragiona secondo il principio 'vivi e lascia vivere', senza porsi problemi o questioni etiche in materia". "Per questo - conclude la fonte - la Chiesa dovrebbe far sentire la propria voce in modo chiaro e netto, perché è una tematica che riguarda la vita, nel profondo".
Del resto la Thailandia è il solo Paese rimasto in Asia dove è permessa questa particolare tecnica di procreazione assistita, insieme a Stati Uniti e Sud Africa anche se in queste due nazioni il costo è di gran lunga più elevato. A Bangkok dozzine di cliniche, più o meno affermate e apprezzate, offre ai futuri genitori questo tipo di "servizio", tale da permettere di "bilanciare" il sesso all'interno delle famiglie.
Tuttavia, rispetto a un fenomeno in continua crescita emergono voci sempre più critiche, se non addirittura contrarie; l'Associazione nazionale dei medici thai, organismo indipendente che vigila sulla qualità del sistema sanitario, sottolinea che tale pratica "potrebbe favorire il traffico di embrioni". Ma gli sforzi per sradicare, o quantomeno arginare, il fenomeno sono risultati sinora vani per una serie di fattori diversi fra loro, primo fra tutti la mancanza di una legislazione chiara in materia. Nonostante anni di sforzi, non vi sono stati passi concreti per mettere fine al vuoto normativo e la materia non è mai stata inserita fra le priorità della politica nazionale, che oggi attraversa una grave crisi con i militari al potere attraverso un colpo di Stato.
Nella Fivet tradizionale, gli ovuli di una donna sono estratti, fecondati e poi rimessi all'interno del grembo materno per affrontare i nove mesi di gravidanza; con la selezione del sesso, vengono impiantati - come avviene nella grande maggioranza dei casi - solo quelli che daranno poi vita a un maschio. La pratica è oggetto di critiche da parte di ordini medici e organizzazioni etiche di tutto il mondo, ma continua ad attirare potenziali "clienti" da tutto il continente per un volume di affari superiore ai 150 milioni di dollari all'anno. E la domanda continua a crescere, con un aumento su base annuale del 20% circa e, di conseguenza, un proliferare di centri (più o meno riconosciuti) per rispondere alle necessità.
La nazione asiatica si afferma dunque sempre più come la meta preferita per le coppie cinesi che non vogliono lasciare al caso il sesso del nascituro; e che sono disposte a pagare somme fino a 30mila dollari per un pacchetto di trattamenti che può durare fino a tre settimane, per ottenere il risultato desiderato. Un agente di Hong Kong arriva a vendere fino a 200 pacchetti all'anno in Cina, ma il business si sta affermando con crescente interesse e attenzione anche in Australia.
17/01/2020 09:05
23/03/2019 09:00