Cattolico sotterraneo: Noi, esclusi dai dialoghi fra Cina e Santa Sede
Cattolici della Chiesa non ufficiale lamentano che l’accordo “imminente” fra Roma e Pechino sulle nomine dei vescovi dimentica tutte le persecuzioni che le comunità cristiane stanno subendo. Una critica anche a mons. Giuseppe Wei Jingyi, che – secondo l’autore – è “clandestino” solo per modo di dire. I vescovi pentiti mostrano “pentimento” solo in privato, ma in pubblico continuano la politica del governo.
Pechino (AsiaNews) – La notizia di un “imminente” accordo fra Cina e Santa Sede sulle modalità di nomina dei vescovi sta suscitando tensioni, dibattiti e prese di posizioni fra i cattolici cinesi ufficiali e non ufficiali (sotterranei). Soprattutto si prende di mira la campagna a favore della firma dell’accordo che alcuni media avrebbero intrapreso per convincere il mondo della sua bontà e forse anche per convincere la Cina, che finora non si è espressa. Diversi interventi criticano il fatto che tale campagna abbia messo sotto silenzio la voce della Chiesa non ufficiale. L’articolo che segue, ricevuto da AsiaNews, è di un cattolico sotterraneo della Cina, a noi noto, che si firma con lo pseudonimo "John".
“Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Cosi ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete” (Matteo 7, 15-19).
Prima di cominciare, ho voluto menzionare questo brano biblico per ricordare ciò che sta succedendo o sta per succedere. Non sappiamo nulla, ma sembra in una sola sera, i mass media stanno trasformando o stanno facendo “un pacchetto” della Chiesa clandestina [stanno cioè confezionando un’immagine da usare – ndr].
Leggendo l’articolo “Cina, il vescovo “clandestino”: seguiamo il Papa, ci fidiamo del Signore”, vorrei ringraziare l’autore perché ha messo tra virgolette “clandestino” per definire questo vescovo cinese di Qiqihar [si tratta di mons. Giuseppe Wei Jingyi, intervistato da Vatican Insider, il 16 febbraio scorso]. Tutto ciò è davvero ridicolo: questo cosiddetto vescovo clandestino in realtà è uno ufficiale che vuole rappresentare la Chiesa clandestina e dichiara di essere una voce autorevole. Il vescovo chiede agli amici di Hong Kong, Macao, Taiwan di non avere la pretesa di parlare al suo posto. Se è vero così, gli vorrei chiedere: chi deve rappresentare la voce della Chiesa clandestina? Che voce sarebbe? Sulla base di che cosa? Che cosa è il nucleo della nostra fede cattolica? Chi può rappresentare l’interesse dei fedeli cinesi?
Questo vescovo “clandestino”, “a nome suo e della comunità affidata da Dio alla sua cura pastorale, dichiara solennemente, comunque vadano a finire le relazioni tra Cina e Vaticano, loro obbediscono totalmente alla decisione del Papa e della Santa Sede, qualsiasi essa sia. E non chiederanno nemmeno il perché”. Inoltre, egli cita il brano del figlio prodigo, “quando il figlio si pente, e chiede di ritornare dal padre, potranno forse esserci dei motivi per cui il padre gli rifiuta il perdono? Al contrario, il padre aspettava da tempo il suo ritorno”.
Sembra che tutti i vescovi della Chiesa patriottica siano già pentiti, ma tale “pentimento” è pubblico o privato? Se continuano a fare scelte non trasparenti e non pubbliche, ma solo private e nascoste, allora come possiamo credere che questo pentimento sia veramente fedele? Il vescovo di Qiqihar utilizza il brano della donna adultera, ma il Signore ci dice pure che la condizione del perdono è di non peccare più. Invece, i vescovi della Chiesa patriottica lavorano tutt’oggi nell’Associazione Patriottica e come si possono giustificare?
Riguardo all’accordo tra Cina e Santa Sede, il vescovo continua dicendo che “per trovare un accordo occorre sempre fidarsi un po’ dell’altro. Se non ci fosse un po’ di fiducia reciproca, non ci sarebbe neanche la possibilità̀ di parlare, e non si arriverebbe mai a nessun accordo”. Vorrei sapere questa fiducia sua da dove deriva?
Sono ben noti i nuovi regolamenti sulle religioni in Cina (entrati in vigore il primo febbraio 2018): risulta infatti da diverse fonti che tante chiese clandestine vengono proibite e sanzionate.
Esempi che dimostrano la mancanza della libertà religiosa in Cina sono diversi: il caso del padre Pedro Wei Heping, sacerdote buono e fedele, morto in circostanze misteriose e ufficialmente decretato come suicidio; la campagna contro le croci nel Zhejiang nel 2015 e la demolizione delle chiese in tante altre regioni; la scomparsa [nelle mani della polizia] del vescovo Giacomo Su Zhimin, che non si sa ancora dove si trovi.
Vorremmo sapere che cosa succede in Vaticano. Il Card. Parolin e gli altri “ottimisti” vogliono mettere tutti i fedeli cinesi in una grande gabbia? Forse ci vuole una gabbia più grande, perché quella attuale è troppo piccola per contenere i 12 milioni di fedeli.
Questo accordo tra Cina e Vaticano nasce in maniera segreta e nessun sacerdote o fedele è stato coinvolto in modo diretto o indiretto. Allora, come possiamo credere che tale accordo sia favorevole alla Chiesa cattolica cinese?
20/02/2018 12:14
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