Cattolici tamil rientrano nell’isola di Iranaitheevu e pregano per le loro terre
Nel 1992 gli abitanti sono stati costretti ad abbandonare le proprietà, poi occupate dalla Marina. Una messa di ringraziamento nella chiesa del Santo Rosario di Mulankaveli, seguita dalla processione nella laguna.
Iranaitheevu (AsiaNews) – Dopo 25 anni passati da sfollati, diverse famiglie di cattolici tamil sono potuti rientrare nell’isola di Iranaitheevu, nel nord dello Sri Lanka, da cui erano stati sfollati nel 1992 a causa della guerra civile. In tutto questo periodo le famiglie, circa 200 (oggi cresciute a 400) di cui 95 capeggiate da donne, non hanno mai smesso di chiedere di tornare alla vita che conducevano prima del conflitto. Ieri i tamil hanno potuto rimettere piede sull’isola, ma aspettano ancora l’autorizzazione a riprendere possesso dei terreni di cui un tempo erano proprietari.
Prima di sbarcare sull'isola, i tamil cattolici hanno celebrato messa nella chiesa del Santo Rosario di Mulankaveli. Dopo la funzione, gli sfollati hanno marciato per un chilometro e mezzo verso la laguna, intonando slogan in lingua tamil: “Ridateci le nostre terre, non ci dite di andare via. Ciò che è nostro, è nostro”.
I tamil sono arrivati sull’isola grazie ad una quarantina di barche messe a disposizione dai pescatori. Nella chiesetta hanno pregato a lungo la Vergine Maria, piangendo e ringraziandola per la sua intercessione. Poi si sono sistemati nei dintorni del luogo religioso, in attesa delle autorità statali che dovranno accordare loro il permesso di reinsediarsi nelle antiche proprietà.
L’attivista singalese Ruki Fernando riferisce che i tamil non hanno mai abbandonato la speranza di poter rientrare sull’isola e negli anni hanno condotto una serie di manifestazioni di protesta a Iranaimathaanagar, Poonakari, Kilinochchi e persino a Colombo. “Il leader della comunità – riporta – si è anche recato alla 37ma sessione del Consiglio per i diritti umani a Ginevra, per evidenziare la loro incessante lotta e cercare il sostegno della comunità internazionale”. Fernardo sottolinea che “le domande delle persone sono semplici: essi vogliono l’accesso illimitato a Iranaitheevu, stanziarsi in maniera permanente e riattivare le loro tradizionali occupazioni, come la pesca e l’agricoltura, che garantivano loro la sussistenza prima di essere sfollati”. “Non chiedono – dice in conclusione – che la Marina abbandoni la zona, vogliono solo la riconsegna delle terre che sono state occupate dai militari. Infine vogliono prevenire l’abuso e lo sfruttamento delle risorse dell’isola da parte di persone che vi accedono in maniera illegale”.
08/05/2018 14:19