Cattolici in lutto per la morte di mons. Van Nghi, difensore della libertà religiosa in Vietnam
Ho Chi Minh City (AsiaNews/EdA) - La Chiesa cattolica in Vietnam piange la scomparsa di mons. Nicolas Huynh Van Nghi, vescovo emerito di Phan Thiêt, diocesi della provincia di Binh Thuan, nel sud del Paese. Fonti locali riferiscono che il prelato “si è spento in modo sereno” il 6 maggio scorso, all’età di 88 anni, dopo aver lottato una vita intera per la libertà della Chiesa contro i tentativi di abusi e violazioni delle autorità comuniste di Hanoi. Egli è morto all’interno dei locali della diocesi di cui è stato il primo vescovo, fino al ritiro per raggiunti limiti di età nel 2005.
Come raccontano fedeli ed esperti di storia del cattolicesimo in Vietnam, mons. Van Nghi lascia il ricordo di “un vescovo modello”, che ha fatto della “assoluta fedeltà” al Vaticano e al Papa il caposaldo della propria missione episcopale. Una fedeltà che egli ha saputo mantenere nel tempo, nonostante le grandi avversità e le vessazioni patite a causa della travagliata storia della Chiesa in Vietnam degli ultimi 40 anni.
Nato nel 1927 in una parrocchia dell’allora Saigon, oggi Ho Chi Minh City, egli ha fatto il suo ingresso - ancora giovanissimo - nel seminario della metropoli del sud. Nel 1950 egli è in Francia, per approfondire gli studi presso il Seminario maggiore d’Issy-les-Moulineaux, dove consegue il dottorato in teologia. Ordinato sacerdote nel 1953 nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi, egli torna in Vietnam per insegnare teologia e lavorare nelle due più importanti parrocchie di Saigon.
Nel luglio del 1974 è nominato vescovo ausiliare dell’allora capitale del sud del Vietnam. Poco tempo dopo, quando è già cominciato il crollo della Repubblica sud-vietnamita sotto i colpi dei Vietcong e dell’esercito comunista del Nord, il 19 marzo 1975 è nominato amministratore apostolico di Phan Thiêt, di recente creazione.
I cattolici della neonata diocesi hanno apprezzato sin da principio la semplicità, la chiarezza e il rigore della sua azione pastorale, capace di affrontare anche le situazioni storiche più complesse e travagliate. Egli era un uomo del sud, della ex Saigon dove è nato e si è formato nei primi anni di fede, grazie a un temperamento forte e saldo.
In particolare vi sono due episodi - uno a Phan Thiêt e l’altro a Saigon - che testimoniano come egli abbia vissuto il suo ministero pastorale, in un periodo storico in cui il cristianesimo e la Chiesa sono stati oggetto di gravi abusi e violazioni in Vietnam. Il primo coincide con il suo arrivo a Phan Thiêt, a metà aprile del 1975, quando le truppe del Nord hanno già conquistato buona parte dell’allora Repubblica del Vietnam. A quel tempo il territorio era ancora teatro di combattimenti; tuttavia, il neo prelato ha voluto imbarcarsi in tutta fretta su un aereo di linea e da Saigon ha raggiunto la nuova destinazione, per prendere possesso della diocesi incurante dei pericoli. Dopo una cerimonia di istallazione (presieduta dall’arcivescovo di Saigon) nella cattedrale, egli è rimasto solo nella zona e ha fin da subito affrontato la sfida di dar vita a una nuova circoscrizione ecclesiastica.
Il secondo episodio è del 1993 a Ho Chi Minh City. A causa dei problemi di salute del locale arcivescovo mons. Nguyên Van Binh e per l’ostilità delle autorità di Hanoi verso il vescovo coadiutore (e futuro cardinale) mons. François-Xavier Nguyên Van Thuân, la Santa Sede lo nomina amministratore apostolico di Saigon. Una nomina provvisoria in attesa di una soluzione definita, che non piace al regime comunista. Nonostante tutto, egli affronta gli attacchi e le vessazioni dei (cosiddetti) cattolici ufficiali - controllati dal governo - con coraggio, difendendo la libertà religiosa e la fedeltà al Papa. Come riferiscono le cronache dell’epoca, il prelato ha saputo svolgere il proprio compito con devozione e discrezione, fino al 1998 quando l’arcidiocesi viene affidata in via definitiva a mons. Pham Minh Mân.