Cattolici egiziani "nell'insicurezza"; aspettano Mohammed Morsi alla prova dei fatti
Il Cairo (AsiaNews) - L'elezione a presidente di Mohammed Morsi, dei Fratelli Musulmani rende i cristiani "insicuri". Al di là delle "belle parole", i cristiani vogliono "vedere i fatti". È quanto dichiara ad AsiaNews p. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica in Egitto.
"I Fratelli Musulmani - spiega p. Greiche - hanno una storia poco brillante nei rapporti con i cristiani. Essi sono da sempre sostenitori di una politica che vuole attuare la sharia e islamizzare la società egiziana nel modo di vestire, nel lavoro e nelle tradizioni della vita quotidiana". Per questo, aggiunge, i cristiani rimangono "insicuri" e non proprio certi che questa vittoria vada festeggiata.
Ieri, dopo la dichiarazione ufficiale della sua vittoria, Mohammed Morsi ha promesso che la sua leadership comprenderà anche rappresentanti laici e cristiani e ha tranquillizzato le donne sui loro diritti. Ma p. Greiche mostra scetticismo: "Per esperienza, sappiamo quale è la politica che fanno i Fratelli Musulmani. Le belle parole sono buone, ma bisogna vedere i fatti".
Da tempo le minoranze cristiane chiedono parità di diritti nell'edificazione dei luoghi di culto e nella libertà di espressione, oltre all'eliminazione di ogni discriminazione sul lavoro e nella società. La rivoluzione dei Gelsomini, che ha portato alla caduta di Mubarak, aveva abbracciato queste tesi e pubblicizzato la cittadinanza comune per cristiani e musulmani, con uguali diritti e doveri. Ma le elezioni si sono concluse con un confronto fra Morsi, candidato dei Fratelli Musulmani, e Ahmed Shafic, candidato dell'establishment e dell'esercito. P. Greiche conferma che fra gli attuali sostenitori di Morsi vi sono molti giovani della rivoluzione: "Non volendo i militari - dice - hanno appoggiato Morsi".
Ieri Mohammed Morsi ha elogiato la rivoluzione e i martiri e ha chiesto al "grande popolo d'Egitto" di "rafforzare la nostra unità nazionale".
P. Greiche prevede che vi sarà un confronto sempre più serrato fra i militari - che non vogliono perdere il loro potere nella società egiziana - e i Fratelli Musulmani, per anni combattuti dall'establishment.
"Vi sono già i segni di un'empasse - egli dice. Per l'inizio del suo mandato, Morsi dovrebbe giurare il 1mo luglio davanti alla Corte costituzionale, che attualmente è composta dal Consiglio militare. Invece Morsi vuole votare davanti al parlamento, che però è stato dissolto oltre una settimana fa, azzerando la vittoria degli islamisti. Il futuro della società e dell'economia rischia di essere bloccato dal confronto fra questi due poteri forti".