Casinò di Macao in crisi: si spera nei giocatori dalla Cina
Macao (AsiaNews/Agenzie) – La crisi economica colpisce anche i casinò. Per questo Macao, da sempre patria del gioco d'azzardo, insiste perchè Pechino consenta maggiori ingressi nella zona, per favorire il turismo e il gioco nei casinò. Presto ci sarà anche la concorrenza di Taiwan, che vuole istituire grandi casinò nelle isole esterne.
C’è stata grande delusione quando lo scorso fine settimana Xi Jinping, esperto del Partito comunista centrale per gli affari di Macao, durante la sua visita non ha annunciato cambiamenti nella politica molto restrittiva per i visti d’ingresso. Da ottobre i cinesi non aggregati a viaggi di operatori turistici possono venire solo una volta ogni 3 mesi, rispetto alle 2 visite mensili consentite fino al 1° giugno. Questa limitazione ha molto colpito i 6 casinò della zona, che nel 2008 si stima abbiano perso tra il 45% e il 95% del loro valore.
Invece Xi ha sollecitato a diversificare l’economia, ora molto dipendente dall’industria del gioco d’azzardo, e ha assicurato sostegno economico in vari altri campi.
Peraltro esperti prevedono tempi sempre peggiori per questa attività, rilevando che i maggiori introiti provengono non dal gioco della gente comune, ma da quello di un ristretto numero di vip, che frequentano sempre meno Macao.
Presto Macao dovrà temere anche la concorrenza taiwanese. Infatti il parlamento di Taiwan ha legalizzato il gioco d’azzardo in alcune isole più esterne. Si parla di creare complessi turistici con annessi casinò in zone depresse come l’arcipelago Penghu e le isole Quemoy e Matsu di fronte al cinese Fujian. A Penghu si vuole costruire un complesso con almeno 500 stanze e un casinò tra i primi 5 del mondo. I 90mila abitanti di quest’isola hanno già approvato 2 referendum a sostegno del progetto, per sviluppare l’economia locale.
Chang Sho-wen, segretario generale del Partito Kuomintang, al governo, spiega che si vuole così “stimolare lo sviluppo delle isole esterne, specie per il turismo”.
Critica l’opposizione, anche perchè nel Paese non è legalizzato il gioco d’azzardo.