Cardinale birmano: ai cristiani la cura di poveri ed emarginati nelle periferie del mondo
Bangkok (AsiaNews) - Raccogliendo gli insegnamenti di papa Francesco e imitando Gesù, le coppie cristiane devono sempre più “guardare” ai poveri, agli ammalati, agli emarginati delle “periferie del mondo”. Perché “è questa oggi la mia e la vostra sfida. È questa la grande sfida delle coppie cristiane. Vedere senza osservare, sentire senza ascoltare, vivere senza amare. Mentre gli oggetti hanno rimpiazzato la persona amata”. È quanto ha sottolineato il card Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, in Myanmar, nell’omelia della messa finale della Conferenza sulla famiglia organizzata nei giorni scorsi a Bangkok, in Thailandia, dalle Coppie per Cristo (Cfc-Ffl). Rivolgendosi alle famiglie partecipanti al convegno, il porporato asiatico ha avvertito dei pericoli di una vita che non segue “la prospettiva” indicata da Gesù all’interno della vita familiare.
Coppie per Cristo (Cfc) è un movimento laico cattolico internazionale, che intende rilanciare e rafforzare la famiglia cristiana e i valori di cui essa è portatrice. Esso è presente in diverse nazioni e si occupa di temi legati sia alla famigliache alla società e alla vita umana. Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro a Bangkok, capitale della Thailandia, al quale hanno partecipato oltre 300 persone e concluso da una messa presieduta dal primo cardinale della storia del Myanmar.
Rivolgendosi alle coppie presenti, l’arcivescovo di Yangon ricorda il monito lanciato da papa Francesco che considera “ogni famiglia come una piccola chiesa, che deve essere testimone dei valori di Cristo”. Il pontefice, prosegue il card Bo, “è diventato la coscienza morale” di una società “che non si cura” di quanti soffrono, degli emarginati, delle “periferie del mondo”. Per questo egli esorta ciascuna famiglia a “guardare a Cristo e ai poveri”, per rinnovare la propria vocazione.
Del resto, prosegue il porporato, prima ancora del sacerdozio e della vita consacrata “Dio ha creato la famiglia” ed “Egli stesso risiede nella 'famiglia' della Trinità”. “Ecco dunque che riunendoci come ‘coppie per Cristo’ - aggiunge - siamo consapevoli di essere noi stessi i primi missionari, i primi apostoli della famiglia”.
Il cardinale birmano precisa quindi la differenza fra il “vedere” e il “guardare”, rilanciando ancora una volta le parole di Francesco. “Quando il papa ci chiede di ‘Guardare a Gesù, guardare ai poveri’, egli ci chiede di spostarci da una attività fisica a una profonda esperienza mistica e spirituale. Nella nostra vita familiare, questo cambiamento dalla semplice “visione” alla “osservazione” è fonte di sfida e di grazia” al tempo stesso. “Vedere è ciò che facciamo attraverso gli occhi - prosegue il card Bo - guardare è ciò che facciamo con il cuore. Uno sguardo privo di amore, vedere senza usare il cuore è un male che deve essere guarito. E Cristo sottolinea questo male”. Fra gli esempi da seguire, egli indica madre Teresa di Calcutta e i molti racconti del Vangelo in cui Gesù si prende cura dei poveri, degli ultimi, degli emarginati, come avviene nel racconto dell’adultera o di Zaccheo. Infine, sottolinea i molti problemi e le sfide che riguardano il mondo attuale “dove muoiono di fame ogni giorno 30mila bambini” e, in particolare, il Myanmar che “dopo decenni di persecuzioni” ora può tornare a vedere la luce. Vi sono uomini e donne vittime del traffico di vite umane, le schiave del sesso vendute nei Paesi vicini, conclude il card Bo. Prendersi cura di loro “non è compito solo di sacerdoti e suore, ma di tutti i cristiani, in particolare le coppie che hanno votato il loro amore a Cristo”.
L'arcidiocesi di Yangon - capitale commerciale della ex Birmania - è formata da quasi 100mila fedeli, su una popolazione di oltre 14 milioni di persone; il territorio è suddiviso in 39 parrocchie. Il Myanmar è una nazione multi-etnica (oltre 135 le diverse etnie e minoranze) e multi-confessionale: sebbene non vi sia una religione ufficiale di Stato, quasi l'80% dei cittadini professa il Buddismo Theravada; i cristiani sono il 4% (i cattolici l'1%), come i musulmani anch'essi al 4%; l'1% professa l'induismo, mentre un ulteriore 2% pratica fedi diverse o legate alla tradizione animista.