17/10/2009, 00.00
INDIA
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Card. Toppo: io tribale, salvato da Cristo e osteggiato dagli estremisti indù

di Nirmala Carvalho
Al Congresso missionario indiano, in corso a Muambai, l’arcivescovo di Ranchi racconta l’importanza della missione cristiana tra le popolazioni tribali e la loro liberazione dalla schiavitù. L’evangelizzazione non è tanto un "fare qualcosa" piuttosto un "essere”.
Mumbai (AsiaNews) – La Chiesa è missionaria; questa missione è rivolta ai non cristiani e in particolare ai più poveri dei poveri, i tribali e i dalit, da sempre sfruttati e oppressi nella società indiana. Tale missione non è anzitutto un "fare", ma un "essere". Il compito dei 18 milioni di cattolici in India è "illuminare l'intero nostro Paese". Parla così il card.Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi, commentando i temi del Congresso missionario indiano ( Prabhu Yesu Mahotsav) in corso a Mumbai, dal titolo “Lasciate brillare la vostra luce”. Il porporato si augura che i cattolici del Paese possano tornare a casa “trasformati” dalle giornate di Mumbai, “consapevoli” della rivoluzione che Cristo ha portato nella loro vita ed anche dell’odio che questo può suscitare in alcuni. Ecco quanto il card. Toppo ha detto ad AsiaNews.
 
Cosa significa essere il primo cardinale tribale dell’India?
Significa essere un simbolo dell’importanza dell’evangelizzazione della popolazione tribale. E questo comporta anche il dover fari i conti con i sostenitori dell’induismo più estremo, i membri del Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS),che si scagliano spesso contro di me e periodicamente bruciano mie immagini. La mia storia, quella dei cristiani tribali, documenta che lo sviluppo che la Chiesa promuove inizia e finisce con l’affermazione dell’integrità della persona umana, creata ad immagine di Dio e dotata da Dio di una dignità e di diritti inalienabili. I cristiani tribali sono una parte importante della storia del nostro Paese e della storia della Chiesa in India, iniziata 2mila anni fa con l’apostolo Tommaso che per primo ci ha fatto conoscere il cristianesimo.
 
Quale ruolo ha la Chiesa tra la popolazione tribale?
La Chiesa tribale è una realtà giovane in India. La fede in Gesù, alimentata dal lavoro educativo e sociale dei primi missionari, ha liberato e trasformato me ed io mio popolo rendendoci consapevoli della nostra dignità e inserendoci nella società. La Chiesa cattolica si è stabilita in modo saldo nelle aree tribali dell’India e questo fenomeno può essere ricordato dalla storia come il “miracolo di Chotanagpur” avvenuto ormai 150 anni fa.
 
Come è avvenuto questo “miracolo”?
P. Constant Lievens, gesuita conosciuto come l’Apostolo di Chotanagpur arrivò e evangelizzò i tribali oppressi e sfruttati nelle regioni centrali dell’India: popolazioni come i Mundas, Hos, Oraons o i Kharias, di certo i più poveri tra i poveri, persone che vivevano ben al di sotto della soglia di povertà e con una speranza di vita molto bassa. Molti di essi erano analfabeti, soggiogati e ridotti alla schiavitù dagli zamindars, i proprietari terrieri; vittime degli usurai. Erano un insieme di persone e non più popolo, uomini senza un credo, sottomessi senza pietà il cui desiderio di vivere era finito in polvere. Ma quando hanno accolto Gesù, sono tornati a crescere con lui nel battesimo. Ed ora sono un popolo di Dio, con un voce, la consapevolezza di loro stessi, capaci di lottare per i loro diritti.
 
Quindi la Chiesa indiana per essere se stessa non può che fare missione?
La Chiesa cattolica deve essere ad gentes, ma per i cristiani l’evangelizzazione non è tanto un ‘fare qualcosa’ piuttosto una questione di ‘essere’. Ciò che attrae le persone è una presenza di testimoni della fede. Cosa succederebbe se tutti i 18milioni di cattolici dell’India vivessero la loro fede in modo autentico? Illumineremmo l’intero nostro Paese!
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