Card. Sfeir: piena sovranità per Beirut, ma le manifestazioni preoccupano
Il Patriarca parte oggi per gli Usa, il giorno dopo l'annuncio del totale ritiro siriano entro aprile e mentre le opposizioni contano di portare in piazza un milione di persone.
Beirut (AsiaNews) Piena sovranità del Libano, amicizia e normali rapporti diplomatici con la Siria, purché non si intrometta nelle questioni interne di Beirut, preoccupazione per le manifestazioni di piazza, appello ad Hezbollah a cooperare per la rinascita del Paese, nella certezza che anche il "Partito di Dio" vuole il bene della nazione. Sono le questioni principali delle quali ha parlato il patriarca maronita, card. Nasrallah Sfeir, incontrando i giornalisti prima della sua partenza, prevista per le 13 di oggi, verso gli Stati Uniti, dove avrà una serie di incontri e sarà ricevuto, il 16, dal presidente Bush, dal quale, ha ricordato il Patriarca, è partito l'invito.
La partenza del Patriarca, che durante la messa di ieri ha rivolto un appello alla pace ed alla concordia,. cade a trenta giorni dall'assassinio dell'ex premier Rafic Hariri e nel giorno di un'altra annunciata manifestazione delle opposizioni, che sperano di portare in piazza un milione di persone, mentre ancora ieri i movimenti filosiriani hanno radunato almeno centomila persone a Nabtiyeh. Tutto all'indomani dell'annuncio, fatto da Damasco dopo l'incontro tra il presidente siriano Bashar al-Assad e l'inviato delle Nazioni Unite Terje Roed-Larsen, che le truppe siriane si ritireranno completamente dal Libano prima della fine del prossimo mese di aprile e prima, quindi, delle elezioni. Da parte sua Roed-Larsen ha detto di aver raggiunto un esatto calendario per il ritiro, ma si è rifiutato di renderlo noto prima di aver riferito al segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, questa settimana a New York. A Damasco, però, fonti giornalistiche ufficiali, nel dare i resoconti delle manifestazioni organizzate da Hezbollah e dagli altri movimenti filosiriani, sottolineavano affermazioni della piazza come "Siria e Libano un popolo", "No ad interventi stranieri". Rispondendo ad una domanda di AsiaNews sulla posizione di Hezbollah , il patriarca Sfeir, che si è mostrato poco entusiasta dalle manifestazioni "perché ci angosciano e bisognerebbe porre fine a tale situazione", ha detto che i membri di quel gruppo sono giovani libanesi che vogliono difendere il loro Paese. Ha ricordato che essi sono riusciti a porre fine alla invasione israeliana del Sud del Libano, e che le loro opinioni vanno rispettate. "Alla fine raggiungeremo una soluzione pacifica", ha detto, e non bisogna avere paura di Hezbollah, "perché sono libanesi come noi". Il Patriarca ha poi nuovamente ribadito l'importanza di unire le forze per porre fine alla crisi esplosa dopo l'assassinio di Hariri. ed ha esortato tutti a "seguire la voce della sapienza" per poter assicurare la prosperità del Paese minacciato anche dalla crisi economica.
Proseguono intanto il ritiro ed il ridispiegamento dell'esercito siriano. A giudizio di un alto ufficiale dell'esercito libanese, ad oggi sarebbero 4.000 i soldati siriani che hanno lasciato il Paese ed altrettanti quelli che hanno ripiegato verso la valle della Bekaa. Se la Siria farà effettivamente quanto ha detto, alla fine di questo mese dovrebbero essere 5.000 i soldati usciti dal Libano, ed altrettanti uomini dei servizi segreti.
Libano e Siria, secondo il Patriarca maronita hanno bisogno l'uno dell'altro, "e noi vogliamo mantenere un legame d'amicizia forte con i Siriani, a condizione che non si intromettano nelle nostre questioni interne, perché siamo responsabili del nostro futuro". Il card. Sfeir ha auspicato la liberazione di Samir Geagea, capo delle Forze libanese, "l'unico prigioniero politico" libanese, e non si è mostrato timoroso dalla situazione dopo il ritiro dell'esercito siriano "perché i libanesi sono in grado di trovare le vie di una pace sicura". Al governo siriano il patriarca Sfeir ha inviato un fraterno messaggio, dicendo: vogliamo rimanere amici, vogliamo esseri responsabili del nostro destino, vogliamo che la Siria stia in Siria ed il Libano in Libano, vogliamo rapporti diplomatici uguali a tutti gli altri Paesi, visto che fino ad oggi non ce ne sono tra Damasco e Beirut.
Ad una domanda sui temi che saranno discussi con i responsabili americani, il patriarca Sfeir ha risposto: "Sara lo Spirito Santo ad illuminarmi in quel momento". Il programma della visita negli Usa del Patriarca Sfeir, che avviene a tre anni dalla sua prima visita, è molto denso: egli avrà incontri con l'episcopato statunitense, sopratutto con il cardinale McCarrick,, arcivescovo di Washington, e con i due vescovi maroniti negli Stati Uniti, Bob Chahine e Gregori Mansour. La Domenica delle palme presiederà la messa a New York, prima del suo rientro a Beirut, previsto lunedì prossimo. (JH)