23/04/2025, 16.30
IRAQ-VATICANO
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Card. Sako: tra Francesco e al-Sistani ‘dialogo di vita, oltre l’accademia’

di Dario Salvi

Ad AsiaNews il ricordo del patriarca di Baghdad dei caldei alla viglia della partenza per Roma per partecipare ai funerali del pontefice e al conclave. Francesco una voce “profetica” che ha parlato non solo ai cristiani, ma a tutti gli iracheni. Lo storico viaggio nel marzo 2021 e il messaggio di pace e fratellanza: “Ha saputo leggere e cogliere meglio di chiunque altro i segni dei tempi”.

Milano (AsiaNews) - “A ottobre, l’ultima volta che l’ho incontrato di persona, mi ha detto che l’Iraq è nel suo cuore. Una frase che mi ha colpito molto, perché ha parlato di tutto il Paese, dei cristiani e degli iracheni in generale”. È il ricordo di papa Francesco affidato ad AsiaNews dal patriarca di Baghdad dei caldei, il card. Louis Raphael Sako, secondo cui “la memoria e la presenza” del pontefice argentino deceduto il 21 aprile scorso sono ancora vive nel Paese arabo. Una nazione martoriata da guerre e violenze confessionali che il papa stesso aveva visitato nel recente passato, portando sollievo e conforto. “Le parole di Francesco - prosegue il porporato - sono un richiamo anche per il futuro papa: deve essere per tutti, non solo per cristiani ma anche per quanti non credono. Deve essere un messaggero di pace e di fratellanza. Papa Francesco ha saputo leggere e cogliere meglio di chiunque altro i segni dei tempi”. 

Fra le tappe più significative del pontificato di papa Francesco vi è certamente il viaggio apostolico in Iraq del marzo 2021: il mondo era ancora colpito dalla pandemia di Covid-19 e solo da poche settimane era iniziata la campagna di vaccinazione che, a distanza di oltre un anno, avrebbe restituito al pianeta una parvenza di normalità. Ciononostante, il pontefice ha intrapreso una visita dalla portata storica in un Paese che portava ancora i segni del conflitto interno seguito all’invasione statunitense del 2003, che aveva determinato la caduta del dittatore Saddam Hussein; a questo si sono poi sommate le gravissime violenze confessionali per mano dei gruppi jihadisti, in particolare dello Stato islamico (SI, ex Isis), col suo retaggio di sangue e brutalità. 

Superati timori e incertezze, il papa ha viaggiato in diverse zone del Paese visitando la capitale, Baghdad, e ancora Mosul, la metropoli del nord a lungo “cuore” del califfato di al-Baghdadi. Fra le altre tappe ricordiamo Ur dei Caldei, dove da poco è stata inaugurata una chiesa dedicata ad Abramo, il padre comune delle tre grandi religioni monoteiste; infine Najaf, dove ha incontrato il grande ayatollah Ali al-Sistani, massima carica dell’islam sciita iracheno che ieri ha diffuso un messaggio di cordoglio in memoria del pontefice. “Era tenuto in alta considerazione spirituale e godeva di grande rispetto tra molte persone in tutto il mondo, per il suo ruolo distinto - ha scritto il leader sciita - nel promuovere questioni di pace, tolleranza e solidarietà con gli oppressi e i perseguitati in tutto il mondo”. 

Con la sua presenza il papa ha restituito dignità, e visibilità, a una popolazione cristiana che negli ultimi 20 anni è stata decimata a causa delle guerre, dello sfollamento e dell’emigrazione forzata passando da quasi 1,5 milioni di fedeli a poco più di 300mila attuali. “Venendo fra noi - sottolinea il card. Sako - egli ha inviato un messaggio agli iracheni e a tutte le nazioni del Medio oriente: basta guerre, basta violenza. E ancora - prosegue il porporato - il bisogno di rispettare la dignità umana e la libertà delle persone, unita all’incoraggiamento alla minoranza cristiana esortandola a rimanere nella propria terra. Era per noi un profeta che è venuto a dirci coraggio, non abbiate paura”. 

Il patriarca caldeo si trova in queste ore a Erbil, per una serie di incontri e conferenze ma in serata sarà di rientro a Baghdad, dove partirà venerdì 25 aprile diretto a Roma per concelebrare i funerali del pontefice e prendere parte al conclave come cardinale elettore. “In Iraq, come in tutto il mondo, la gente è commossa e triste per questa morte” che, pur a fronte delle condizioni di salute precarie del pontefice è “giunta comunque improvvisa, quasi inaspettata”. “Stamattina ero a una conferenza, alla presenza di quasi mille fra ministri e capi religiosi. Intervenendo ho voluto ricordare quanto bene ha fatto il papa per la Chiesa e per il mondo. Tutti sono rimasti colpiti per la sua morte, per noi è come aver perduto una voce profetica: di pace, speranza, umiltà e sensibilità, di vicinanza alla gente e, in particolare, di quanti soffrono. Una voce - prosegue - che si è levata contro le guerre, contro l’estremismo religioso, per il dialogo, visitando sei Paesi a maggioranza musulmana e firmando il documento sulla fratellanza”. 

Infine, un ultimo pensiero è riservato allo storico incontro con al-Sistani, che non è rimasto solo una foto nell’album dei ricordi ma ha saputo tradursi in occasioni - ed eventi - concreti nel prosieguo di dialogo, di relazioni e di fraternità. “Al-Sistani ha inviato una lettera di condoglianze per il papa - conclude il porporato - ricordando quanto fosse una persona ‘molto grande’, un messaggero di speranza. L’incontro con al-Sistani è diventato origine di un rapporto, perché proprio questa è stata una delle grandezze di papa Francesco: aver oltrepassato il dialogo accademico, per creare un dialogo vivo, di vita reale fra persone”. 

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