30/09/2014, 00.00
VATICANO - ONU
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Card. Parolin all'Onu, "lecito e urgente" fermare l'aggressione del terrorismo

Una "azione multilaterale" e "un uso proporzionale della forza", per "garantire la difesa dei cittadini inermi". La teoria del cosiddetto "scontro di civiltà", "ha ignorato le esperienze profonde e di lunga data di buone relazioni tra culture, etnie e religioni". La via da percorrere è "in primo luogo", "la promozione del dialogo e la comprensione tra le culture", ma anche quella "responsabilità di proteggere".

New York (AsiaNews) - Il Vaticano ritiene "lecito e urgente" fermare l'aggressione del terrorismo "transnazionale" con una "azione multilaterale" e "un uso proporzionale della forza", per "garantire la difesa dei cittadini inermi",  che è competenza del Consiglio di sicurezza. E' quanto dichiarato ieri dal Segretario di Stato della Santa Sede,, cardinale Pietro Parolin, intervenuto alla 69ma sessione della Assemblea generale delle Nazioni Unite, a New York.

"Con la drammatica situazione nel nord dell'Iraq e alcune parti della Siria - ha rilevato il porporato - stiamo assistendo a un fenomeno del tutto nuovo: l'esistenza di un'organizzazione terroristica che minaccia tutti gli Stati, impegnandosi a sostituirli con un governo mondiale pseudo-religioso. Purtroppo, come ha recentemente affermato il Santo Padre, ancora oggi c'è chi avrebbe la presunzione di esercitare il potere da costringere le coscienze e prendere vita, perseguitare e uccidere in nome di Dio (cfr L'Osservatore Romano, 3 maggio 2014). Queste azioni portano pregiudizio per interi gruppi etnici, popolazioni e culture antiche. Va ricordato che tale violenza nasce da un disprezzo per Dio e falsifica 'la religione in sé, dal momento che la religione mira invece a conciliare gli uomini e le donne con Dio, a illuminanti e purificanti coscienze, e a rendere chiaro che ogni essere umano è l'immagine del Creatore'(Benedetto XVI, Discorso ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, il 7 gennaio 2013)".

Il cardinale ha poi criticato la teoria del cosiddetto "scontro di civiltà", in quanto "ha ignorato le esperienze profonde e di lunga data di buone relazioni tra culture, etnie e religioni, e interpretato attraverso questa visione altre situazioni complesse come la questione mediorientale e quei conflitti civili attualmente si verificano altrove". Su tale base sono stati adottati "metodi" che "non sempre hanno rispettato il diritto", né hanno tenuto conto della realtà dei popoli che sono stati coinvolti. "Questi errori, e il fatto che sono stati almeno tacitamente approvati, ci dovrebbero portare a un serio esame di coscienza". Affrontare quindi le sfide che queste nuove forme di terrorismo pongono nell'ottica dello scontro di civiltà "porta solo a reazioni di natura xenofoba che, paradossalmente, quindi servire a rafforzare gli stessi sentimenti nel cuore del terrorismo stesso. Le sfide che abbiamo di fronte dovrebbe stimolare un rinnovato appello per il dialogo interreligioso e interculturale e per i nuovi sviluppi del diritto internazionale, per promuovere giuste e coraggiose iniziative di pace".

La via da percorrere, allora è "in primo luogo", "la promozione del dialogo e la comprensione tra le culture", ma anche quella "responsabilità di proteggere" indicata agli Stati dal diritto internazionale e dalla Carta delle Nazioni unite.

"Dato che le nuove forme di terrorismo sono 'transnazionali', esse non rientrano più nella sfera di competenza delle forze di sicurezza di qualsiasi Stato: i territori di diversi Stati sono coinvolti. Così le forze combinate di un certo numero di nazioni saranno tenute a garantire la difesa dei cittadini inermi. Poiché non vi è alcuna norma giuridica che giustifica le azioni di polizia unilaterali al di là confini di uno Stato, non c'è dubbio che la competenza spetta al Consiglio di Sicurezza". E "la Santa Sede auspica vivamente che la comunità internazionale si assumerà la responsabilità di considerare i mezzi migliori per fermare ogni aggressione e di evitare la perpetrazione di nuovi e ancor più gravi ingiustizie".

Il card. Parolin ha aggiunto che la situazione attuale "è un'occasione per gli Stati membri dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per onorare lo spirito della Carta delle Nazioni Unite, esprimendosi sui tragici conflitti che stanno dilaniando interi popoli e nazioni . E'  deludente, che fino ad ora, la comunità internazionale sia stata caratterizzata da voci contrastanti e addirittura con il silenzio sui conflitti in Siria, Medio Oriente e Ucraina". "Qui con voi oggi, non posso non menzionare i molti cristiani e le minoranze etniche, che negli ultimi mesi hanno subito la persecuzione atroce e che soffrono in Iraq e Siria". Per loro si chiede a tutti "un impegno costante a rispettare e promuovere la dignità di ogni singola persona, come voluta e creata da Dio. Questo significa anche rispetto per la libertà religiosa, che la Santa Sede considera un diritto fondamentale, dal momento che nessuno può essere costretto 'ad agire contro la sua coscienza', e tutti 'hanno il dovere e quindi il diritto di cercare la verità in materia religiosa'".

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