Card. Gracias: Piangiamo la morte dell’ex premier Atal Bihari Vajpayee, amico di Madre Teresa
Il lutto della Conferenza episcopale indiana espresso dal suo presidente. Il cordoglio di tutto lo schieramento politico. Vajpayee era “grande amico della comunità cristiana” e sognava l’India come “una nazione multi-religiosa”. Voleva un Paese libero dalla discriminazione e accogliente nei confronti delle minoranze. Il ricordo della visita di Giovanni Paolo II in India e l'apprezzamento di Vajpayee.
Mumbai (AsiaNews) – “Sono molto addolorato per la morte di Atal Bihari Vajpayee. La Chiesa in India piange la morte di Atalji, una grandissima perdita per la nazione e per me”. Lo afferma ad AsiaNews il card. Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci), commentando la morte dell’ex primo ministro, scomparso ieri all’età di 93 anni. Secondo il porporato, il politico “era un leader degno di nota, con una visione per il nostro Paese. Si preoccupava delle persone, in particolare dei più svantaggiati”.
In una nota diffusa stamattina a nome di tutti i vescovi indiani, il card. Gracias aggiunge che “la comunità cristiana ha perso un amico, che era attento ai suoi bisogni e ascoltava con pazienza i suoi problemi”. Egli rivela anche che il defunto premier era un grande ammiratore di Madre Teresa di Calcutta.
Tra i messaggi di cordoglio pubblicati nelle ultime ore, anche quelli di Narendra Modi (attuale premier e leader del Bharatiya Janata Party fondato da Vajpayee) e Rahul Gandhi (a capo del partito d’opposizione Congress Party): il primo afferma che il Bjp “è stato costruito mattone dopo mattone grazie al lavoro di Atal Ji”; il secondo sostiene che “l’India ha perso un suo grande figlio”. Di seguito riportiamo il testo completo della nota del cardinale (traduzione a cura di AsiaNews).
La Conferenza episcopale è molto addolorata per la morte del nostro amato ex primo ministro Atal Bihari Vajpayee. Con il suo decesso, l’India ha perso uno dei suoi più grandi leader e il mondo saluta uno dei suoi più grandi statisti. La comunità cristiana ha perso un amico, che era attento ai suoi bisogni e ascoltava con pazienza i suoi problemi.
Tutti noi lo ricorderemo come un grande oratore, colui che ha affascinato il pubblico indiano per decenni con un magnifico mix di poesia e prosa, di citazioni e shayris [versetti], declamati con ironia, umorismo e voce melodiosa. Ciò che lo contraddistingueva era il suo modo di trattare le persone con grazia. Egli sarà ricordato come una persona che coltivava relazioni umane cordiali, che andavano al di là delle divisioni religiose, politiche o regionali.
La nazione lo ricorderà come un leader che bramava un Paese in cui tutti potessero vivere in pace e armonia. Ricordo le parole che egli ha pronunciato durante l’ultimo discorso come premier nella Festa dell’Indipendenza: “L’India è una nazione multi-religiosa. Fare discriminazioni o ingiustizie nei confronti di qualcuno sulla base della fede è sia contro la sua natura sia contro la sua cultura. Dobbiamo avere sempre cura delle minoranze ed essere attenti al loro benessere”.
Ho incontrato l’ex primo ministro in diverse occasioni. Ognuna di esse è stato un piacere, grazie al calore della sua persona, la sua acuta intelligenza e la sua passione per il Paese. Egli voleva un’India in cui nessuno fosse escluso, nessuno dovesse soffrire, e tutti potessero godere i benefici del progresso. Durante i numerosi incontri con questo grande uomo, ho sempre avvertito la presenza di essere in presenza di un gentiluomo cortese, pieno di calore umano, ragionevole in tutte le nostre discussioni e sempre pronto a trovare un modo per andare avanti.
Ricordo con gioia e nostalgia l’incontro da Vajpayjee e san Giovanni Paolo II, durante la visita che il Santo Padre fece in India nel 1999. Egli ha ringraziò il papa per aver deciso di visitare l’India nella felice occasione del Deepavali, la festa delle luci che simboleggia la vittoria del bene sul male. Egli aveva commentato che forse la visita papale dava ancora più luce alla festività.
La Chiesa cattolica ricorda inoltre con affetto la speciale ammirazione che Vajpayee nutriva per santa Madre Teresa di Calcutta. Egli diceva a proposito della santa madre: “In un momento storico in cui il genere umano è sempre più guidato da motivi egoistici, lei si donava in modo altruista a coloro che la società aveva abbandonato e dimenticato. In un’epoca di cinismo, ella era simbolo di fede comprensiva”.
Siamo in lutto per la perdita di un leader che sognava per l’India con questi termini: “Io ho una visione per l’India: un’India libera dalla fame e dalla paura, un’India libera dall’analfabetismo e dalla miseria. Sogno un’India che sia prospera, forte e amorevole. Un’India che riguadagni il posto d’onore nel mutuo rispetto delle grandi nazioni”. Ringraziamo il Signore per aver mandato tra di noi una tale grande anima, un gentiluomo nel profondo, una persona dal cuore buono a parole e nelle azioni, uno che aveva amici e ammiratori in tutto il panorama politico e ideologico. Possa Dio concedere a lui il riposo eterno.
*cardinale arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci)
17/08/2018 08:37