Card Raï: crisi politica e attentati hanno cancellato l’identità dello Stato libanese
Il patriarca maronita contro la “sospetta” lentezza della magistratura nell’indagare cause e responsabili della doppia esplosione al porto di Beirut. Egli critica anche la “mancanza intenzionale” del riferimento alla nazione come entità durante l’ultima conferenza dei Paesi donatori. Un nuovo appello per la formazione del governo.
Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Nell’omelia della messa domenicale il patriarca maronita, card Beshara Raï, torna a commentare la situazione politica - locale e internazionale - della nazione. Il porporato definisce “sospetta” la lentezza della magistratura sulla doppia esplosione al porto di Beirut e critica “la mancanza intenzionale” del riferimento allo Stato libanese durante l’ultima conferenza dei Paesi donatori presieduta da Francia e Nazioni Unite il 2 dicembre scorso.
“Il fatto più inquietante - ha detto il primate maronita - cui stiamo assistendo oggi è che il mondo non tratta più con il Libano in quanto Stato, ma come un popolo in difficoltà cui vengono dati aiuti”. Dove è finito, si chiede il porporato, “il Libano della prosperità e della gloria? Come è triste constatare che la dichiarazione finale della conferenza di Parigi ha evitato di menzionare la parola ‘Stato libanese’ rivolgendosi solo al popolo libanese”.
Il card Raï ha inoltre criticato la lentezza dell’inchiesta locale sulla doppia esplosione del 4 agosto scorso, sottolineando che più aumentano i ritardi più cresceranno i sospetti fra la popolazione. Sospetti amplificati da una serie di uccisioni eccellenti, e misteriose, di personalità di primo piano della sicurezza. “Il più recente - ha detto il porporato - ha avuto luogo tre giorni fa a Qartaba”, dove la polizia ha rinvenuto il corpo di Mounir Abourjeily, colonnello in pensione delle dogane libanesi.
Gli agenti hanno rivenuto il 2 dicembre scorso il suo corpo privo di vita, all’interno della sua abitazione a Jbeil (Qartaba). “Vi sono problemi - ha detto il ard Raï - sulle prerogative giudiziarie, come se le persone coinvolte nelle indagini si incolpassero a vicenda”.
A metà ottobre il presidente Michel Aoun ha affidato il mandato al già tre volte Primo Ministro Rafic Hariri per formare un nuovo esecutivo. La crisi attraversata nell’ultimo anno è solo una delle difficoltà che riguardano politica, economia e le stesse istituzioni.
Una situazione precaria, cui il Covid-19 e la doppia esplosione al porto di Beirut hanno dato il colpo di grazia, spingendo il 55% della popolazione sotto la soglia di povertà in un contesto di emergenza continua. L’estrema precarietà ha innescato un aumento dei suicidi e una corsa all’acquisto dei pochi farmaci rimasti, mentre gli ospedali versano in condizioni catastrofiche.
Il primate maronita ha concluso la sua omelia con un riferimento alla crisi politica e il grave ritardo nella formazione del nuovo governo. “Quali che siano le siano le vere ragioni che ritardano l’annuncio di un nuovo gabinetto - ha sottolineato - chiediamo al presidente della Repubblica e al Primo Ministro incaricato di ignorare tutte queste ragioni e di formare una squadra di soccorso eccezionale, al di fuori del sistema delle quote”.