Candele accese per Asia Bibi. Vescovo di Islamabad: la fede la renderà libera
di Jibran Khan
In Pakistan e in tutto il mondo preghiere e messe speciali per la 45enne cristiana, condannata a morte per blasfemia. Intanto è al sicuro con la famiglia Arif Masih, arrestato e poi prosciolto in base alla legge nera. Ad AsiaNews dichiara di essere in buone condizioni, in carcere nessuna violenza. Nuovo attacco contro un cristiano a Mardan.
Lahore (AsiaNews) – I cristiani pakistani e le chiese di tutto il mondo accendono una candela e pregano per la salvezza di Asia Bibi – 45enne e madre di cinque figli – condannata a morte per blasfemia e finita nel mirino dei fondamentalisti islamici. All’iniziativa lanciata il 13 aprile dalla Masihi Foundation hanno aderito vescovi, sacerdoti e laici pakistani. Mons. Rufin Anthony spiega ad AsiaNews di essere “toccato nel profondo dalla fede” della donna, “una fede che la renderà libera” perché crede in “Cristo il Salvatore”. Nel frattempo si troverebbe al sicuro e in “buone condizioni di salute e di spirito” il 40enne cristiano Arif Masih, detenuto per alcuni giorni con false accuse di blasfemia, poi cadute.
Questo pomeriggio alle 16 ora locale in Pakistan si celebrano messe speciali, insieme a veglie di preghiera e digiuno, per ricordare Asia Bibi e tutte le altre vittime delle famigerate leggi sulla blasfemia in Pakistan. La donna cattolica ha trascorso quasi due anni in carcere, in attesa della condanna in base alla “legge nera”, nel braccio della morte e lontana dal marito e i figli. Negli ultimi tre mesi le autorità hanno disposto il trasferimento in una cella di isolamento, a causa delle minacce di morte ricevute dai fondamentalisti islamici, che intendono assassinarla prima del processo di appello. All’iniziativa promossa dalla Masihi Foundation hanno aderito fra gli altri vescovi e arcivescovi di Islamabad, Faisalabad, Lahore, Multan e Karachi. Solidarietà ai cattolici per Asia Bibi arriva anche dalla Chiesa anglicana, che ha promosso funzioni speciali, preghiere e ha invitato i fedeli ad accendere una candela.
Attraverso AsiaNews il vescovo di Islamabad Rufin Anthony vuole mandare “un breve messaggio consolatorio ad Asia Bibi”. Il prelato sottolinea di aver seguito “fin dalle prime fasi la sua vicenda, con grande interesse e affetto”. Nonostante i problemi di salute la donna “sta digiunando, e questo mostra quanto sia salda la sua fede, prega per gli altri”. Mons. Anthony spiega di essere “toccato nel profondo dalla fede” della donna, “una fede che la renderà libera” perché crede in “Cristo il Salvatore”.
Il vescovo di Islamabad invita quindi “tutti i cristiani” ad accendere una candela “per la madre in prigione e pregate per lei”, perché possa tornare “presto con la sua famiglia”. Egli ricorda come il periodo della quaresima sia una “stagione di sacrificio” e in occasione della Settimana Santa “dobbiamo pregare, per donarle forza. Prego Dio – conclude mons. Anthony – che la renda forte e possa rafforzarsi nel suo nome e nella sua gloria”.
Intanto è al sicuro e in “buone condizioni di salute e di spirito” il 40enne cristiano Arif Masih, arrestato il 5 aprile e detenuto per alcuni giorni per blasfemia. La polizia lo ha prosciolto dall’accusa di aver strappato il Corano – formulata da Shahid Yousaf, un musulmano vicino di casa – grazie allo sforzo compiuto dagli attivisti della Masihi Foundation. Fondamentali per la liberazione le decine di testimonianze rese da musulmani vicini di casa del cristiano, intese a scagionarlo da un capo di imputazione infamante e frutto di una vendetta personale.
Al momento Arif Masih è assieme alla famiglia in un luogo segreto, nel timore di possibili rappresaglie da parte dei fondamentalisti islamici. Ad AsiaNews egli confida di non aver mai perduto la fiducia anche quando si trovava sotto la custodia della polizia. “Pregavo – racconta – e confidavo nell’aiuto di Dio, perché sapevo mi avrebbe aiutato”. Gli agenti lo hanno trattato con cura e non hanno mai usato violenza nei suoi riguardi, “Ero in cella con 40 prigionieri – aggiunge – sapevano che mi trovavo in carcere per blasfemia ma non mi hanno minacciato o fatto domande particolari”. Egli ringrazia gli attivisti della Masihi Foundation per l’aiuto e la protezione, che continuerà nel futuro perché “non è al sicuro in Pakistan”.
Le violenze contro i cristiani in Pakistan però continuano. L’ultimo della lista è Saleem Masih, operaio in un’azienda del tessile a Mardan, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa. La sera del 18 aprile è stato aggredito mentre rientrava a casa dal lavoro: quattro motociclisti lo hanno bloccato, picchiato brutalmente e minacciato. Nei giorni precedenti l’uomo aveva avuto diverbi in azienda con colleghi musulmani, per aver condannato l’assassinio del governatore del Punjab Salman Taseer, del ministro per le Minoranze Shahbaz Bhatti e aver deprecato la taglia messa sulla testa di Asia Bibi dai fondamentalisti islamici.
L’uomo ha abbandonato la propria abitazione e si è rifugiato in un luogo segreto assieme alla famiglia. P. Javed Gill afferma che la vicenda di Saleem Masih “è ormai una routine quotidiana in Pakistan”, dove le minoranze religiose e i cristiani in particolare sono oggetti di continui attacchi. “Una persona che in modo aperto mette una taglia per Asia Bibi – aggiunge il sacerdote, riferendosi al mullah Yousuf Qureshi che il 3 dicembre scorso ha messo 6mila dollari sulla sua testa – non viene incriminata o arrestata. Questo è il segno di come i gruppi estremisti siano più forti persino del governo”.
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