Cairo, l’assalto al ministero della Difesa opera dei jihadisti
Il Cairo (AsiaNews) - Le proteste di ieri pomeriggio al Cairo e il tentativo di assalto al ministero della Difesa sono "opera della frangia jihadista", che cerca di assumere il controllo del potere. La popolazione ha sostenuto l'intervento dell'esercito, perché "è contro" la deriva fondamentalista delle manifestazioni e "non vuole che gli estremisti prendano il potere". È quanto afferma ad AsiaNews p. Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica, secondo cui "al momento la situazione nella capitale e nelle zone interessate dalle manifestazioni è tranquilla"; tuttavia, bisogna aspettare il pomeriggio "per capire se succederà dell'altro, perché per ora è presto per dirlo". A sole tre settimane di distanza dalle elezioni presidenziali, le prime dalla cacciata di Hosni Mubarak nel febbraio 2011, la situazione resta tesa e si prevedono nuove manifestazioni di piazza.
I militari hanno imposto il coprifuoco dalle 23 di ieri alle 7 di questa mattina nell'area antistante il ministero della Difesa al Cairo, teatro di violente manifestazioni ieri pomeriggio con scontri fra dimostranti e forze di sicurezza. Il bilancio è di tre morti - due civili e un soldato - e oltre 300 feriti, un centinaio dei quali ricoverati in ospedale. Durante la manifestazione i partecipanti hanno raggiunto un sit-in di protesta organizzato dai sostenitori del candidato islamista ultraconservatore Hazem Abu Ismail, escluso dalla corsa alla presidenza del Paese perché la madre ha doppia cittadinanza - statunitense ed egiziana - e viola così la legge elettorale. La televisione di Stato punta il dito contro i Fratelli musulmani, con l'accusa di aver fomentato disordini e scontri conclusi con una sassaiola dei dimostranti e la reazione della polizia.
Interpellato da AsiaNews, p. Rafic Greiche spiega che desta preoccupazione "la presenza nelle proteste di ieri e dei giorni scorsi del fratello maggiore di Ayman al Zawahiri, attuale numero uno di al Qaeda". A questo si aggiunge la comparsa fra i manifestanti "si persone che, chiaramente, non somigliano agli egiziani, ma provengono da Paesi stranieri". Essi, continua il sacerdote, "lanciavano una sfida a Barack Obama e gridavano che Osama Bin Laden non è morto".
Per il portavoce della Chiesa in Egitto "è evidente che i jihadisti cercano di trovare un posto nel quadro attuale", tanto che "in una moschea situata nelle adiacenze dell'area in cui si sono svolte le manifestazioni di ieri, sono state rinvenute munizioni e materiale militare, ben nascosto". Ed è ben noto a tutti, aggiunge p. Rafic, che "questa moschea appartiene al movimento dei salafiti". I militari erano "obbligati a intervenire", conclude, e la gente li ha sostenuti perché non vuole che "i jihadisti prendano il potere". (DS)