Buddisti e cattolici thai: per risolvere la crisi politica servono unità e rispetto reciproco
Bangkok (AsiaNews) – Per trovare una via di uscita alla crisi politica che ha colpito la Thailandia, buddisti e cattolici chiedono al Paese di usare la “ragione”, evitando di farsi trasportare dall’onda delle “emozioni” che porta solo allo scontro frontale. I leader religiosi invitano i cittadini a scegliere figure che siano qualificate a ricoprire il ruolo di guida della nazione, accettando le differenze di vedute secondo il principio del rispetto reciproco.
Intanto il Paese si avvia ad un lento ritorno alla normalità: da oggi funziona a pieno regime l’aeroporto internazionale Suvarnabhumi, a Bangkok; lo scalo è rimasto chiuso per otto giorni a causa della protesta dei manifestanti anti-governo, che ne hanno azzerato l’operatività. Resta però incerta la sorte di centinaia di passeggeri, perchè le compagnie aeree non hanno ancora ripristinato tutti i collegamenti. Molti voli sono stati cancellati o risultano più prenotazioni rispetto ai posti disponibili. Ci vorrà ancora una settimana per un ritorno effettivo alla normalità.
Da oltre due anni la Thailandia è al centro di una crisi politica che non sembra avere sbocchi: nel settembre 2006 il colpo di mano dei militari ha decretato la cacciata dell’allora premier Thaksin Shinawatra, accusato di corruzione e in esilio a Londra. Il suo partito, Thai Rak Thai, è stato dichiarato illegale ed egli è stato inibito dall’attività politica per cinque anni. Nel gennaio 2008 è stato eletto Samak Sundaravej, leader del Partito per il potere del popolo (composto in gran parte da ex membri del Thai Rak Thai), dimessosi nel settembre scorso per aver ricevuto dei compensi per le apparizioni in una trasmissione televisiva in cui si parlava di cucina.
Nel frattempo i leader dell’Alleanza popolare per la democrazia (Pad), movimento di opposizione, occupavano gli edifici governativi a Bangkok chiedendo le dimissioni dell’esecutivo, lo scioglimento del Parlamento e nuove elezioni. Il 17 settembre il partito di maggioranza nomina Somchai Wongsawat, scatenando nuove proteste nel Paese: egli è infatti cognato dell’odiato Thaksin Shinawatra, del quale ha sposato la sorella. Gli scontri più gravi si registrano il 7 ottobre: la guerra civile fra poliziotti e manifestanti anti-governativi lascia sul terreno due morti e oltre 400 feriti. La scorsa settimana i leader della protesta hanno occupato i due principali aeroporti della capitale, paralizzando il traffico aereo e bloccando a terra decine di migliaia di turisti. Il 2 dicembre scorso la Corte costituzionale ordina lo scioglimento del People’s Power Party, il partito di maggioranza, e di altri due partiti minori che appartengono alla coalizione di governo, determinando la caduta dell’attuale governo.
Lo scontro politico fra le opposte fazioni non ha risparmiato nemmeno i leader religiosi: il 23 novembre scorso Phra Payom Kalayano, guida spirituale del tempio di Suankaew, ha aperto le porte del monastero ai leader del Fronte unito per la democrazia contro la dittatura, movimento pro-governo. Il gesto è stato criticato dai membri dell’opposizione, che lo hanno accusato di schierarsi apertamente con l’esecutivo. La guida spirituale buddista ha però precisato che il monastero è aperto a tutti i fedeli, a prescindere dall’appartenenza politica.
Phra Payom spiega che è sua abitudine invitare agli incontri di preghiera leader politici e simpatizzanti degli opposti schieramenti, durante i quali egli li esorta “ad ascoltare e giudicare secondo coscienza” e ad “annunciare gli insegnamenti del Buddha”.
Da parte sua la Chiesa cattolica chiede a preti e religiosi di non immischiarsi nelle questioni politiche, mentre ricorda ai fedeli che il “voto è un dovere di tutti”. “Sappiamo bene che nessuno è perfetto – dice il card Michael Kitbunchu – per questo bisogna scegliere il candidato più qualificato”. Il prelato invita a “non votare mai quanti comprano il consenso”. Mons. Philip Banchong Chaiyara, presidente della Commissione cattolica di Giustizia e pace, afferma che la situazione attraversata dal Paese può trasformarsi in una “nuova lezione” sulla politica e la democrazia per la società thailandese. “La vera ragione dell’attuale controversia – sottolinea mons. Chaiyara – deriva dal fatto che nessuno accetta e rispetta le differenze di vedute altrui, basando il proprio giudizio sull’emotività e sugli egoismi personali”. Per questo egli invita a promuovere i valori della “pazienza, del coraggio, del dialogo sincero e della riconciliazione”.
Padre Anthony Vorayuth Kitbamrung, direttore del Dipartimento delle comunicazioni sociali, ricorda infine che “siamo tutti cittadini della Thailandia” e per questo è necessario “camminare mano nella mano per promuovere il bene del Paese”.