Blasfemia: sciopero della fame per Asif Pervaiz, condannato a morte, e per 24 cristiani imprigionati
A Karachi, Shabbir Shafqat, presidente del National Christian Party, chiede una revisione della legge sulla blasfemia e punizioni per coloro che per secondi motivi lanciano false accuse. “Questi casi stanno spingendo molti membri delle minoranze a lasciare il Paese”. La condanna della Commissione Onu per i diritti umani.
Karachi (AsiaNews) – Una giornata di sciopero della fame a sostegno di Asif Pervaiz, condannato a morte per blasfemia, e per altri 24 fedeli che sono in prigione, accusati ingiustamente dello stesso crimine: è stata organizzata il 9 settembre scorso dal National Christian Party (Ncp) di Karachi, che chiede la revisione della presente legge sulla blasfemia, suggerendo anche pene per coloro che per secondi motivi lanciano false accuse di blasfemia.
Shabbir Shafqat, presidente del Ncp, ha condannato con forza la condanna a morte di Asif Pervaiz, accusato di blasfemia dal suo datore di lavoro, che cercava di spingerlo alla conversione all’islam. Ottenuto il rifiuto, Asif è stato accusato di aver inviato messaggi telefonici offensivi dell’islam e di Maometto.
Shabbir ha denunciato che la sentenza di morte è il frutto delle pressioni che vengono compiute verso la giustizia, ma portano a sentenze ispirate dalla discriminazione. Nel caso di Asif, non è per nulla provato che i messaggi sono stati inviati da lui; non vi è stata inchiesta forense per vedere da quale telefono i messaggi sono stati inviati. La polizia ha solo concluso il caso in base alle dichiarazioni dell’accusa.
“Questi casi e accuse menzogneri – ha detto Shabbir - sono basati totalmente sulle discriminazioni. Ho molto timore per il futuro delle minoranze in Pakistan. Questi casi stanno spingendo molti membri delle minoranze a lasciare il Paese. Dobbiamo pregare per la nostra nazione, per le forze dell’ordine in Pakistan e per il sistema giudiziario”.
Il Ncp ha anche diffuso una lista di altri 24 cristiani falsamente accusati di blasfemia e che giacciono in prigione. Fra essi vi sono: Nadeem Samson, Patrus Masih, Hamyon Faisal, Sawan Masih, Anwer Masih, Asif Stephen, Amoon Ayoub, Zafar Masih, Shahbaz Masih, Qaiser Ayoub, Imran Ghafoor, Noman Ashgar, Ishfaq Masih, Adnan Prince, David, Sunny Mushtaq, Nobeal Masih, Saleem Masih, Nadeem James, Shafqat Emanuel, Stephen Masih, Yaqoob Bashif e Shagufta Kausar.
Lo scorso 8 settembre, la Commissione Onu per i diritti umani ha chiesto al governo pakistano di prendere misure immediate e concrete per evitare la manipolazione della legge sulla blasfemia, assicurando anche la protezione di giornalisti e difensori dei diritti umani, soggetti a minacce.
Rupert Colville, portavoce Onu per i diritti umani, parlando lo stesso giorno della sentenza di morte contro Asif Pervaiz, ha detto: “Seguiamo con crescente preoccupazione i numerosi casi di incitamento alla violenza - online e offline – contro giornalisti e difensori dei diritti umani in Pakistan, in particolare contro donne e minoranze. In particolare, sono preoccupanti le accuse di blasfemia, che espongono gli individui accusati a immediati rischi di violenza”.
16/09/2017 09:29