12/11/2024, 11.41
INDIA
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Bjp vuole anche in Maharashtra la legge anti-conversioni. Gracias: "Inaccettabile"

di Nirmala Carvalho

Amit Shah - il ministro degli Interni del governo Modi - ha annunciato la misura presentando il manifesto elettorale in vista del voto locale del 20 novembre. Sono attualmente 10 su 36 gli Stati e territori indiani dove è in vigore la draconiana misura utilizzata per intimidire i cristiani. L'arcivescovo di Mumbai: "Nessun governo può entrare nella sfera della coscienza, cambiare religione diritto umano sancito dalla Costituzione".

Mumbai (AsiaNews) - Se vinceranno le elezioni locali in programma il 20 novembre i nazionalisti indù del Bjp vogliono adottare anche nel Maharashtra – il popoloso Stato che comprende anche Mumbai - la famigerata legge anti-conversioni. A dichiararlo è stato espressamente uno dei leader più in vista del partito, il ministro degi Interni del governo federale Amit Shah. Lo ha fatto domenica durante la presentazione del manifesto elettorale del partito che nel Maharashtra fa parte della coalizione Mahayuti, espressione dell’amministrazione uscente guidata da Eknath Shinde del partito Shiv Sena e dal Nationalist Congress Party di Ajit Pawar.

“L’adozione di una legge molto rigorosa in modo che le conversioni non siano più possibili”, compare tra i 25 punti elencati da Amit Shah per la nuova legislaturo. Non è difficile intravedere dietro a quest’annuncio l’intento del Bjp di giocare la carta confessionale negli ultimi giorni della campagna elettorale. Per questo la notizia è stata accolta con sconcerto dalle comunità cristiane del Maharashtra.

Parlando ad AsiaNews il card. Owald Gracias, arcivescovo di Mumbai, rifiuta con fermezza questa ipotesi, difendendo la libertà di religione: “Nessun governo può entrare nella mia anima e dire alla mia coscienza: ‘Non puoi cambiare religione’. L’accusa di ‘conversioni forzate’ portata avanti dai governi di alcuni Stati indiani anche contro la Chiesa cattolica non ha senso. Non solo perché nei documenti del Concilio Vaticano II si parla chiaramente contro questa pratica, ma soprattutto perché per i cristiani la conversione è innanzitutto una trasformazione del cuore. Non a caso la Chiesa impone un lungo periodo di catecumenato per testare la sincerità di chi chiede il battesimo”.

“La libertà di religione e di conversione è un diritto umano - insiste il card. Gracias – sancito dalla nostra Costituzione. Nessuna autorità civile ha il diritto di entrare nel santuario che è la coscienza di ogni singola persona e dire: ‘Non puoi cambiare la tua religione' o ‘Devi adorare Dio in questo modo’”.

Sono attualmente 10 su 36 i territori indiani nei quali è in vigore una legislazione anti-conversioni. Il primo ad adottarla fu l’Orissa già nel 1968; seguirono poi Madhya Pradesh (1968) e Arunachal Pradesh (1978). Ma è stato soprattutto con la grande ascesa del Bjp negli anni Duemila che questi provvedimenti si sono estesi e spesso sono stati addirittura poi rafforzati in Chhattisgarh (2000), Gujarat (2003), Himachal Pradesh (2006), Jharkhand (2017), Uttarakhand (2018), Uttar Pradesh (2020) e Hariyana (2022). Nel 2022 una legge anti-conversioni era stata adottata anche nel Karnataka, ma è stata abolita poi nel 2023 quando il Bjp è uscito sconfitto nelle elezioni locali. Al contrario in nazionalisti indù stanno cercando di farla entrare in vigore in Rajasthan, dove sono tornati al governo alla fine del 2023.

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