Bhutan: cresce l'economia, ma anche la disoccupazione
Il problema legato a un sistema scolastico incapace di creare manodopera qualificata, così le industrie si rivolgono all'estero. Il rischio di tensioni sociali.
Thimphu (AsiaNews) La crescita economica del Bhutan è vanificata dall'alto tasso di disoccupazione nel Paese, costretto paradossalmente a cercare risorse umane all'estero. Alla base: un sistema scolastico che non riesce a formare manodopera qualificata con il rischio di creare forti tensioni sociali.
La recente crescita dell'industria edilizia e la ripresa del turismo in Bhutan hanno aumentato il suo Prodotto interno lordo (Pil) dell'8,7%. I dati sono però "infetti" dal virus di una crescente disoccupazione, specialmente tra i ragazzi, che abbandonano la scuola tra i 15 e i 19 anni di età.
Gli adulti nel Paese temono che questo possa accrescere il malcontento tra i giovani e minare il passaggio alla democrazia parlamentare nel 2008.
Secondo la Royal Monetary Authority (Rma) del Bhutan, negli ultimi due anni il tasso di disoccupazione è passato da circa l'1% a quasi il 3%. Tra le cause principali individuate dallo studio vi è l'incapacità dell'industria edile di creare più posti di lavoro. In un suo recente rapporto il Rma rivela che l'industria edile ha registrato una crescita del 20%, ma il suo contributo all'occupazione nazionale è solo del 3%.
Devendra Subba, un ingegnere indiano che lavora in Buthan, spiega che "un tale scenario è dovuto al fatto che l'industria edile investe soprattutto in mano d'opera specializzata, di cui il Paese è sprovvisto". "C'è una grande carenza di personale specializzato aggiunge che di solito viene assunto dal Nepal o dall'India". Secondo Subba, il sistema scolastico bhutanese non è in grado di creare forza lavoro qualificata e il governo dovrebbe introdurre riforme nell'istruzione, "altrimenti dipenderemo da nazioni estere non solo per i fondi, ma anche per personale qualificato".
Il rapporto del Rma conferma i timori di Subba: i lavoratori stranieri in Bhutan impiegati nell'industria edile sottraggono all'economia nazionale più di 41 milioni di dollari Usa all'anno, che inviano ai Paesi di origine. L'agricoltura e selvicoltura assorbono ancora più del 60% dell'occupazione.
Sempre Subba osserva che questa situazione, insieme alla crescita del debito estero, potrebbe creare gravi tensioni sociali: "si alimenterebbe il rancore della popolazione locale verso i lavoratori stranieri, che si 'impadroniscono' degli impieghi disponibili".