Betlemme: i profughi palestinesi attendono il papa perché veda il Muro
Betlemme (AsiaNews) – I profughi palestinesi del campo di Aida attendono Benedetto XVI per fargli conoscere da vicino la loro situazione. Il papa si recherà in Terra Santa dall’8 al 15 di maggio e il 13 passerà la giornata a Betlemme, celebrando messa nella piazza della Mangiatoia (davanti alla basilica della Natività). Nel pomeriggio visiterà il campo profughi di Aida, come aveva già fatto il suo predecessore Giovanni Paolo II nel 2000.
Nel mondo palestinese c’è polemica su questa visita: timori che Israele sfrutti il pellegrinaggio a suo vantaggio; frustrazione che il papa non abbia messo in conto una visita a Gaza, colpita dall’offensiva israeliana del dicembre –gennaio scorso e da un embargo che dura da anni. Ma a Betlemme e nel campo profughi oggetto della visita si è contenti. “Venendo da noi – dicono al campo – il papa conoscerà la realtà palestinese da vicino, camminerà vicino al Muro e lui, come tedesco, capirà bene i nostri sentimenti, perché anche il suo Paese è stato diviso da un muro”.
Il campo di Aida, a nord di Betlemme contiene circa 5 mila persone. Di queste solo 14 famiglie sono cristiane.
Il programma della visita, ormai quasi completato, prevede l’accoglienza del papa fra due ali di folla, con bambini che cantano e danno il benvenuto, con pitture murali e striscioni, sventolando bandiere palestinesi e vaticane. La visita dura un’ora abbondante. Essa inizia lungo il Muro di difesa che Israele ha eretto attorno alle località palestinesi per difendersi dagli attacchi terroristi, e che produce problemi di spostamento alla popolazione araba. Segue una mostra per immagini che evidenzia la situazione palestinese e la sua storia; il discorso di Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità palestinese e quindi il discorso di Benedetto XVI.
Gli abitanti del campo vogliono fare due regali al papa: una catenina con attaccata una chiave, per legare – come dicono – la chiave di Pietro e la “chiave per il ritorno” dei profughi (molti profughi conservano la chiave della loro casa da cui sono stati espulsi o da cui sono dovuti fuggire, come segno di speranza per il ritorno). Il secondo dono è una mappa della Palestina scolpita su pietra di Tiberiade.
Per la visita a Betlemme, il sindaco della città, Victor Batarseh (cristiano), ha chiesto a un artista musulmano, un calligrafo, di scrivere e decorare a mano una copia del Vangelo di san Luca. L’artista è Yasser Abu Sima, 51 anni, già profugo in Iraq e in Giordania, che vive ora a Betlemme.
“Attraverso questo semplice lavoro – ha dichiarato - vorrei mandare il messaggio che l’artista musulmano è una persona tollerante e non aggressiva. E questo nonostante gli attacchi che avvengono qua e là per mani di estremisti, che sfruttano la nostra religione per i propri interessi”
Abu Sima ha lavorato alla calligrafia per 2 mesi, aiutato da un sacerdote che ne verificava l’accuratezza. Il vangelo di Luca è stato scelto per le annotazioni sulla nascita di Gesù e i riferimenti a Betlemme. Batarseh ha affermato che questo dono è un messaggio per la coesistenza pacifica fra le religioni: “È un messaggio per il mondo, per ricordare la città di Betlemme, che ha visto la nascita del cristianesimo ed è tuttora il luogo delle relazioni fraterne fra cristiani e musulmani”.
A causa del conflitto israelo-palestinese e dell’anarchia che tende a regnare nella città, la popolazione cristiana di Betlemme è in calo. Nel ’98 essi erano ancora l’85% ; dopo il 2005 essa è solo il 20% di tutta la popolazione, calcolata da circa 25 mila abitanti.