Betlemme, messa di mezzanotte senza fedeli. P. Rami: riscopriamo la dimensione intima del Natale
Le autorità palestinesi hanno ristretto al clero la partecipazione alle cerimonie. L’isolamento imposto dal nuovo coronavirus ha portato alla riscoperta della dimensione familiare. P. Rami: una festa speciale perché “occasione per concentrarsi sull’essenziale”. Una gioia “che non è quella del mondo”, ma che “deriva dalla fede”.
Betlemme (AsiaNews) - Nella pandemia di nuovo coronavirus i fedeli “hanno capito di essere stati troppo a lungo immersi un una realtà legata al materialismo del mondo, sul bisogno di cose superficiali, che finiva per togliere tempo ed energie”. In questa attesa del Natale “si sta riscoprendo l’importanza del riposo, del tempo trascorso assieme, della condivisione nonostante le sofferenze” allorché i genitori forse possono offrire un dono in meno, ma “finiscono per riscoprire una dimensione familiare e intima”. È quanto racconta ad AsiaNews p. Rami Asakrieh, parroco di Betlemme, che a fronte dei problemi per le difficoltà economiche emerge forte “il desiderio di stare assieme, conoscersi, trovare forme nuove e diverse di sostegno”.
La pandemia di Covid-19 pur non avendo interrotto le attività, ha di fatto azzerato la presenza dei pellegrini, fonte di vitalità per la Chiesa di Terra Santa e contributo fondamentale per l’economia dei cristiani. il 30% di essi vive dell’indotto generato dai fedeli da tutto il mondo. Una crisi che ha colpito anche la città natale di Gesù, ogni anno affollata da centinaia di fedeli locali e stranieri per la mezza di mezzanotte nella chiesa di Santa Caterina, accanto alla basilica della Natività.
In un incontro con i vertici ecclesiastici, il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas ha detto che “a causa della pandemia e per la sicurezza di tutti”, la messa della vigilia “sarà riservata solo al clero e la messa verrà trasmessa dalla tv palestinese”. Nella regione sono in atto provvedimenti restrittivi per contenere la diffusione del virus, i cui bilancio aggiornato parla di 78mila contagi e circa 740 decessi in Cisgiordania.
Betlemme “è da sempre una città che soffre per la situazione politica ed economica” racconta p. Rami, il turismo religioso e i pellegrinaggi “rappresentavano la salvezza” anche per l’indotto che “ruotava attorno: ristoranti, bar, trasporti, persino attività come le stamperie”. Da che si è interrotto il flusso delle presenze a causa della pandemia di nuovo coronavirus “tutto sembra fermo. Oltre il 40% della città sta male. Oltretutto, prima della pandemia potevamo contare sugli aiuti da fuori, ma adesso anche quelli che ci sostenevano stanno male o non possono inviare aiuti. Persino la Colletta del Venerdì Santo è diminuita di molto… siamo in balia sia a livello economico che politico ed è innegabile il clima di preoccupazione e paura per il futuro”.
Confermati gli appuntamenti in programma, fra i quali l’ingresso il 24 dicembre del neo-patriarca di Gerusalemme dei Latini mons. Pierbattista Pizzaballa, senza la presenza dei fedeli in ottemperanza alle disposizioni delle autorità sanitarie. “Ciononostante - racconta il parroco - questo Natale si sente che è speciale, perché diventa occasione per concentrarsi sull’essenziale lasciando da parte il superfluo. Cristo nasce fra noi, viene per tutti, nessuno è escluso dal suo messaggio di salvezza ed è su questo che dobbiamo concentrarci”. Anche la visione di una piazza e di una basilica svuotate dai pellegrini “è certo fonte di tristezza, ma per noi il poter entrare e pregare resta un gesto di grande speranza. Si vede che Dio resta con noi, ci riempie di gioia nel visitare il luogo santo” che resta un luogo privilegiato, una sorta “di rifugio dove poter pregare”.
In queste settimane i fedeli, pur nel rispetto delle regole sulla temperatura, il distanziamento, le mascherine “non hanno mai smesso di frequentare le chiese” conferma il sacerdote. “Noi stessi - aggiunge - abbiamo continuato a celebrare messe, matrimoni, battesimi e se pure era chiusa la Natività, noi ci riunivano nella sottostante chiesa di san Francesco”. “Siamo un unico corpo di Cristo - conclude p. Rami - e se un membro sta male anche l’altro soffre e si prende cura di lui. Ecco perché da questo luogo santo continueremo a pregare e a riempire di gioia e speranza i cuori. Una gioia che non è quella del mondo, ma che deriva dalla fede e dalla certezza di essere accolti dal Signore, di affidarsi alla sua misericordia e al suo aiuto per aiutarci a vivere il Natale”.
24/12/2020 08:00