Berlino e Washington vendono armi ai regimi per la "stabilità" nel Medio Oriente
Berlino (AsiaNews/ Agenzie) - Germania e Stati Uniti continuano a vendere armi ai loro alleati in Medio Oriente. I Paesi interessati sono Qatar, Arabia Saudita e Kuwait che in questi mesi hanno più volte manifestato interessi per l'acquisto di armamenti, fra cui missili e carri armati. I potenziali investimenti ammontano a diversi miliardi di euro. Oggi, Georg Steiter, portavoce del governo tedesco, ha confermato una trattativa con il Qatar per la vendita di 200 carri armati Leopard 2 del valore di 2 miliardi di euro. A inizio luglio, i giornali tedeschi avevano scoperto una trattativa fra Berlino e Arabia Saudita per l'acquisto di almeno 800 carri armati dello stesso modello con un investimento di 10 miliardi di euro.
Il comportamento del governo tedesco suscita le polemiche dell'opinione pubblica che accusa la cancelliera Angela Merkel di una politica estera a "due facce". Da un lato quella pacifica tenuta nei summit internazionali di Onu e Nato, dall'altro quella favorevole alla guerra e alla vendita di armi a Paesi che non rispettano diritti umani e libertà religiosa. Lo stessa strategia è portata avanti dagli Stati Uniti. La scorsa settimana gli Usa hanno concluso un affare milionario con il Kuwait firmando la vendita di 60 sistemi di lancio missilistico, la costruzione di 20 basi missilistiche e quattro nuovi centri radar. Nel 2011 Washington ha venduto all'Arabia Saudita armi, fra cui aerei e missili, per un valore di 30 miliardi di dollari.
Secondo il settimanale tedesco Der Spiegel, la cancelliera e il suo staff premono per concedere armamenti a tutti quei Paesi considerati importanti per la stabilità dello scacchiere medio orientale, e questo per evitare l'invio di soldati in zone ad alta tensione come ad esempio Iraq e Siria. Secondo gli esperti la decisione della Germania si inserisce all'interno di una strategia più ampia per contenere la minaccia iraniana attraverso alleanze strategiche con monarchie e regimi musulmani sunniti.
In molti però si domandano: cosa accadrebbe se tali armamenti finissero nelle mani sbagliate? Markus Kaim, ricercatore dell'Istituto per la sicurezza e gli affari internazionali, avverte sui rischi di questa strategia. Egli spiega che la vendita di armamenti a governi totalitari come l'Arabia Saudita o a fazioni particolari come il caso siriano rischiano di aumentare i pericoli di destabilizzazione. Esempi del fallimento di questa strategia sono l'Afghanistan, dove negli anni '80 la vendita di armi pesanti a ribelli talebani nella guerra contro i sovietici ha aiutato la creazione di uno dei più feroci regimi islamici del mondo. In Indonesia il governo ha utilizzato mezzi blindati e armi pesanti comprate ai governi occidentali, fra cui la Germania, contro i ribelli della Papua occidentale. Il caso più recente riguarda l'Arabia Saudita, che nel 2011 ha inviato truppe e blindati per reprimere le rivolte pro-democrazia esplose nel vicino Bahrain.