Benedetto XVI: nel nome delle radici europee, della missione e dell'ecumenismo
Città del Vaticano (AsiaNews) - Il nome scelto dal cardinale Ratzinger, Benedetto XVI è una indicazione del cammino che intende percorrere. Esso infatti richiama alla mente papa Benedetto XV, col suo impegno alla missione e alla pace, e il Benedetto patrono d'Europa, fondatore del monachesimo d'occidente.
San Benedetto, con la sua opera e il movimento monastico da lui creato fu decisivo per la diffusione del cristianesimo nel sesto secolo in Europa e per la formazione della identità del continente. Allora come ora l'Europa sembrava smarrire la fede e la propria identità. Intorno all'anno 500 San Benedetto, lasciati i suoi studi a Roma disgustato per la diffusa corruzione, fondò una comunità monastica a Subiaco, a 40 miglia dalla città. La comunità monastica benedettina divenne il centro di una profonda cultura in Europa e ha permesso di conservare e far evolvere la gran parte delle tradizioni del continente, circostanza che il Papa è presumibile voglia evidenziare alla nuova Comunità Europea che rifiuta di riconoscere le radici cristiane del continente.
Ma il nome può, soprattutto, rappresentare un omaggio a Benedetto XV, un Pontefice decisivo per la Chiesa (che guidò dal 1914 al 1922) all'insorgere dell'era contemporanea.
L'aspetto più innovativo e fondamentale fu l'impulso missionario del suo pontificato, come anche indicato nella enciclica Maximum illud del novembre 1919. La conoscenza di lingua e costumi delle terre di missione non serve solo per comunicare un messaggio ma per riesprimere il Vangelo in ogni realtà storica. Per la prima volta, viene favorita la crescita di una gerarchia e di una Chiesa locali, anziché basate principalmente sui missionari. Sul piano politico, riprese contatti con la Cina tramite la nomina di un delegato apostolico a Pechino (contro la volontà dei potenti del tempo, come la cattolica Francia); sul piano ecclesiastico, dispose la celebrazione di sinodi nelle terre di missione: come quello di Shanghai del 1924, poco dopo la sua morte, il cui scopo era proprio la applicazione della Maximum illud. Nel periodo tra le due guerre in Cina venne "sperimentato" questo nuovo metodo; nel 1926 vennero consacrati i primi sei vescovi indigeni, che sono cinesi. La nuova prospettiva così iniziata sarà seguita da tutti i suoi successori. Giovanni Paolo II ha indicato l'Asia come la sfida della Chiesa per il terzo millennio.
Non meno attivo Benedetto XV fu per favorire la pace tra le nazioni, l'aiuto per i bisognosi di qualsiasi nazione e fede, il dialogo ecumenico. E' noto il suo tentativo di impedire e poi di fermare la prima guerra mondiale, cui era favorevole l'élite cattolico-liberale; al contrario il cattolicesimo popolare era per la pace, avendo presente la situazione di contadini e operai, futura carne da cannone. La Nota di Pace del 1917, accolta con aperto disprezzo anche in ambienti cattolici, nasceva dalla percezione realistica che la guerra sarebbe stata pagata da tutti e che non ci sarebbe stata mai pace senza comprensione e riconciliazione. Nella Nota, in modo drammaticamente profetico, avverte: "Le nazioni non muoiono: umiliate ed oppresse, portano frementi il giogo loro imposto, preparando la riscossa e trasmettendo di generazione in generazione un triste retaggio di odio e di vendetta". Anche Benedetto XVI ha conosciuto, nella sua giovinezza, gli orrori della guerra.
Con Benedetto XV la Santa Sede torna a svolgere un ruolo diplomatico di primo piano, non più come soggetto geopolitico trainante ma per il suo primato morale. Nei pochi anni del suo pontificato ci furono milioni di morti, quattro imperi finiti in rovina, l'emergere della questione coloniale, la rivoluzione russa, il potere emergente degli Stati Uniti d'America. All'inizio del suo pontificato le nazioni rappresentate in Vaticano erano solo 14; alla sua morte, saranno 27.
Papa Ratzinger ben conosce la necessità di mantenere e incrementare i rapporti con i governi e con le altre fedi. L'impegno nel mondo si espresse anche con una vastissima opera di soccorso umanitario alle vittime della guerra, soprattutto ai bambini e alle famiglie dei caduti, in modo capillare e imparziale. La Chiesa, nel mondo, passa così dal "temporalismo territoriale" di Pio IX e da quello "sociale" di Leone XIII, a una presenza che opera a difesa della pace e, poi, sempre di più, dei diritti dell'uomo. Dopo la prima guerra mondiale, i musulmani hanno eretto a Costantinopoli, in Turchia, una statua di Papa Benedetto XV, "benefattore dei popoli, senza distinzione di nazionalità o di religione, in segno di riconoscenza, l'Oriente," come reca l'iscrizione.
Benedetto XV sovrintese anche alla promulgazione del primo Codice Canonico, testo di una precisione e chiarezza giuridica esemplare. Come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Ratzinger ha contribuito alla stesura della seconda edizione del Codice canonico.