Beirut, mistero sui mandanti dell'omicidio Chatah, l'anti-Hezbollah
Beirut (AsiaNews/Agenzie) - L'attentato che ha ucciso l'ex ministro libanese Mohamad Chatah e altre quattro persone nel pieno centro di Beirut ha scatenato una ridda di ipotesi e smentite, e soprattutto un aumento nell'insicurezza del Paese. Non sono chiari i motivi che hanno condotto all'omicidio del politico, figura di spicco dell'opposizione e consigliere dell'ex premier Saad Hariri: nessuno ha infatti rivendicato l'autobomba, che ha causato anche 50 feriti. Hariri ha indicato in Hezbollah il mandante dell'omicidio, ma il gruppo sciita ha risposto che "solo i nemici del Libano hanno guadagnato qualcosa da questo attacco".
Chatah, di fede sunnita, era un noto oppositore del presidente siriano Bashar al Assad e del movimento sciita libanese che lo sostiene. Secondo Saad Hariri "gli autori di questo gesto sono gli stessi che si nascondono dalla giustizia internazionale e che hanno appiccato il fuoco che divampa nella regione anche alla nazione libanese". Anche Damasco ha respinto le accuse di complicità nell'attentato: il ministro siriano dell'Informazione Omran Zoab ha definito queste ipotesi, lanciate da alcuni organi di stampa libanesi, "arbitrarie e pronunciate a caso".
Come sottolineano diversi esperti, sia dell'area che internazionali, ci sono almeno due fattori che possono essere collegati all'attacco. Il primo è rappresentato dalla guerra in Siria, che ha scatenato un conflitto inter-islamico destinato a superare i confini nazionali: in quest'ottica Chatah sarebbe stato ucciso soprattutto per la sua opposizione al presidente Assad.
Il secondo è collegato al processo contro cinque membri di Hezbollah sospettati di aver preso parte all'omicidio dell'ex premier libanese Rafik Hariri, padre di Saad, nel 2005. Chatah era infatti consigliere politico anche del leader ucciso. La "strage di s. Valentino" ha riportato il Libano nel caos per diversi anni. Il processo si aprirà in gennaio ma i cinque (così come l'intero movimento) negano le accuse di complicità.
In ogni caso, l'attentato ha destabilizzato la popolazione di Beirut. Avvenuto in pieno centro, non lontano dal Parlamento libanese, l'attacco ha distrutto diverse macchine e danneggiato gli edifici circostanti. Mohammad, che lavora in un negozio dell'area, racconta: "Stavamo aprendo quando abbiamo sentito l'esplosione. È stata davvero rumorosa. Siamo abituati a queste cose in Libano, ma non in quest'area: ora non siamo davvero al sicuro da nessuna parte".